Cronaca

Omicidio alla Culmv, i parenti della vittima dopo assoluzione: “Ingiustizia è fatta”. L’avvocato dell’assassino: “Non ha vinto nessuno”

parenti matteo biggi (vittima)

Genova. “In questo processo non ci sono vincitori, ma ci sono due grandi tragedie, quella più grave di una famiglia che ha perso un figlio e quella altrettanto drammatica di una famiglia il cui figlio è rinchiuso in un ospedale psichiatrico giudiziario”. Così l’avvocato Silvio Romanelli commenta la sentenza emessa poco fa dal gip Marina Orsini che ha prosciolto il suo assistito Matteo Biggi, che il 12 novembre 2012 ha ucciso con una coltellata al cuore il suo omonimo nella palestra della Culmv, per “incapacità di intendere e di volere al momento del fatto”.

La sentenza ha accolto in pieno la richiesta di assoluzione formulata dal pubblico ministero Luca Scorza Azzarà, dopo che la perizia, eseguita dal professore Gianluigi Rocco su incarico del gip Silvia Carpanini, aveva dichiarato Matteo Biggi totalmente incapace di intendere e di volere al momento del fatto e in preda a un delirio paranoide. Al risultato della perizia si era associato anche il dottor Gabriele Rocca, consulente degli avvocati Silvio e Rinaldo Romanelli, difensori di Biggi e i consulenti della parte offesa non avevano contestato le conclusioni raggiunte dal perito d’ufficio.

Alla lettura della sentenza era presente il padre di Matteo Biggi e diversi altri parenti della giovane vittima: “Una giustizia schifosa – è il commento a caldo di papà Adriano – ci siamo trovati davanti un magistrato che a meno di 24 ore dall’omicidio di mio figlio ha detto che non c’è stata nessuna causa scatenante all’omicidio e che Matteo Biggi avrebbe potuto uccidere chiunque. Io non credo che dopo nemmeno un giorno siano stati ascoltati davvero tutti i testimoni. Anche rispetto alla perizia il consulente del gip dopo un quarto d’ora di colloquio aveva già fatto la sua valutazione”.

La rabbia per i famigliari di un ragazzo scomparso in maniera assurda a soli 29 anni è comprensibilmente tanta: “Non hanno mai tenuto conto che il movente poteva essere la gelosia, il padre di Biggi ha testimoniato che quando suo figlio si è avvicinato al mio e si sono messi a parlare lui si è allontanato. Che cosa si sono detti? Biggi si è avvalso della facoltà di non rispondere per evitare di inguaiarsi”, dicono.

Matteo Biggi è detenuto nell’ospedale psichiatrico giudiziario di Montelupo Fiorentino. Secondo quanto era emerso durante gli esami, cui è stato sottoposto dai periti il giovane, che conosceva superficialmente il suo omonimo e non avrebbe avuto alcun problema o screzio con la vittima, era afflitto da un delirio persecutorio che lo aveva portato ad asserire che il mondo stava per finire, che qualcuno lo spiava e che lui e i suoi familiari erano in pericolo di vita.

Ora Biggi è sottoposto a cure farmacologiche. In base alla sentenza dovrebbe restare nell’ospedale psichiatrico giudiziario per 5 anni, ma qualora il magistrato di sorveglianza rilevi che non sussiste più la pericolosità sociale, potrebbe uscire. Anche molto presto. I familiari della vittima, difesi dall’avvocato Giuseppe Sciacchitano, potrebbero far ricorso al Tribunale civile per veder riconosciuto il risarcimento del danno anche se nessun risarcimento potrà restituire Matteo alla sua famiglia.

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