Genova. Antonio Anfossi, il pilota della Jolly Nero la sera del 7 maggio 2013, quando la portacontainer dei Messina si schiantò contro il Molo Giano uccidendo 9 persone che si trovavano nella torre dei piloti, sta male.
Per questo questa mattina, all’interrogatorio di fronte dal gip Ferdinando Baldini non si è presentato, come già non si era presentato circa un mese fa all’interrogatorio richiesto dalla Procura, anche se era stato l’unico a parlare con i magistrati la notte della tragedia.
“Anfossi sta come una persona coinvolta in una grave tragedia – spiega il suo avvocato Carlo Golda – abbiamo presentato un certificato medico perché Anfossi ha avuto un crollo psicologico ed è sottoposto a cure praticamente da subito dopo i fatti. L’auspicio è che possa riprendersi tanto è vero che non abbiamo rinunciato all’interrogatorio, lo abbiamo solo differito con il consenso del giudice e del pm”.
Il pilota intanto, ha presentato ricorso di fronte al tribunale del Riesame contro la misura cautelare interdittiva di sospensione dal servizio: “La posizione del pilota è state erroneamente considerata assimilabile a quella di una sorta di comandante, ma non è così. Il pilota è solo una sorta di consulenza a bordo della nave che si limita a dare indicazioni al comandante sulla base delle sue conoscenze dello specchio acqueo del porto”.
Anfossi, inoltre, in base alla tesi difensiva dei suoi legali Carlo Golda e Francesco Munari, non aveva tutte le conoscenze necessarie rispetto alla situazione in cui la Jolly Nero è partita dal terminal Messina, come pare dimostrare anche la scatola nera: Anfossi sale a bordo della Jolly circa un’ora dopo la famosa prova motore, dove il motore non parte, e nessuno dalle registrazioni del vdr lo avverte dei problemi. Non solo: “Come ha scritto il pm ci sono reati di falso imputati ai vertici dell’equipaggio intorno a documenti trasmessi al pilota. Se il pilota fosse stato compiutamente informato avrebbe forse suggerito o dato consulenze in termini diversi”.