Genova. Le iniziative del governo in tema di sigarette elettroniche rischiano di mettere in ginocchio chi in questo business ha investito i risparmi (secondo le ultime stime sarebbero oltre 6 mila posti di lavoro). E la protesta neanche a dirlo è corsa subito in rete. L’invito alla “ribellione” per modificare la norma parte proprio da Genova. Francesco Vincenti, che da qualche mese vende sigarette elettroniche in un negozio in zona Di Negro a Genova lancia l’appello sul popolare social networl “a chiunque si voglia unire”.
“La tassa del 58% servirà solo a far chiudere alcune fra le poche attività legali che stanno portando i soldi – scrive sul suo profilo Facebook – stanno migliorando la salute di chi è stato schiavo delle sigarette tradizionali, e stanno creando posti di lavoro sacro! E poi basta con i tentativi volti a screditare le elettroniche”.
Secondo studi recenti, dall’Istituto Bruno Leoni all’oncologo Umberto Tirelli, dall’università Federico II di Napoli, a Veronesi, la nocività delle sigarette elettroniche sarebbe inferiore rispetto alle sigarette tradizionali. Inoltre le associazioni di settore sono già sul piede di guerra, per poter svapare si dovrebbe affrontare una spesa di 140 euro circa e il rischio di ricorrere a prodotti contraffatti o comunque non sicuri ma ordinabili facilmente in rete sarebbe altissimo.
Con un aumento del 140 per cento delle sigarette elettroniche a fronte della nuova tassazione, gli unici “a rimetterci”, anche secondo il venditore genovese di e-cig, sarebbero quindi “i meno esperti, gli anziani, i neo-svapatori e tutti i potenziali svapatori che, grazie alla tassa, non si avvicineranno mai a questo mondo. Ci sarà contrabbando di e-liquid e di e- cig e verranno vendute comunque legalmente anche in pezzi da assemblarsi successivamente all’acquisto”.
“Ribelliamoci – è l’appello disperato – dopo aver investito tutti i miei risparmi mi ritroverei disoccupato…Allora sì! Andrei a delinquere perché questo è quello che vogliono”.