Economia

Onesti e mazziati: per i genovesi redditi alti, ma anche tasse sopra la media italiana

porto di Genova, porto antico bigo

Genova. Puntuale analisi della Confartigianato Liguria sulla sto dell’economia ligure. IL punto di osservazione questa volta è il Fisco. Il reddito medio Irpef (Imposta sul reddito delle persone fisiche) per contribuente in Liguria si attesta a 24.060 euro. È quanto emerge dall’analisi dell’Osservatorio regionale dell’artigianato, sugli ultimi dati pubblicati dal ministero delle Finanze relativi all’anno d’imposta 2011.

La cifra per contribuente (23.480 euro) colloca la Liguria al di sopra della media nazionale con una variazione, tra 2007 e 2011, del +4,9%, contro la media Italia del +3,4%. A livello provinciale (dove gli ultimi dati fanno riferimento ancora all’anno d’imposta 2010),. Tra le province liguri è Genova ad avere la palma della più virtuosa o ricca: con 24.863 euro.

Passando sotto la lente d’ingrandimento i singoli Comuni, emerge che i “paperoni” liguri sono i residenti nei Comune di Pieve Ligure con un reddito medio Irpef di 35.666 euro, seguiti da quelli di Bergeggi (32.080 euro). I “più poveri” i residenti di Rocchetta Nervina (15.465 euro) e Carpasio (14.948 euro).

Se da un lato, però, i liguri si distinguono, in media, per l’elevato reddito denunciato al fisco, dall’altro risultano tra gli abitanti più “tartassati” dalle imposte. Infatti, in Liguria il peso delle addizionali comunali e regionali Irpef è uno dei più alti di Italia: l’aliquota comunale media Irpef è dello 0,53%, percentuale superiore a quella media nazionale (0,42%). Nella media nazionale è invece l’addizionale regionale Irpef: con un’aliquota dell’1,12%, la nostra regione si piazza al nono posto in Italia.

«Dal 1990 a oggi – spiega Giancarlo Grasso, presidente di Confartigianato Liguria – in Italia abbiamo assistito a un autentico boom della pressione fiscale che ha raggiunto il massimo storico del 44%. Solo negli ultimi sette anni, è salita di 3,9 punti di Pil. In particolare il passaggio Ici-Imu ha determinato un aumento del 158% del peso della fiscalità sugli immobili. Una misura, che, a nostro avviso, si sarebbe potuta evitare, operando dei tagli agli eccessi di spesa dei Comuni che registrano un tasso di inefficienza del 23,4% sul totale delle uscite di cassa, pari a 7,8 miliardi di euro».

Secondo l’Ufficio studi di Confartigianato che ha preso in esame le spese dei Comuni destinate al mantenimento del personale, emerge che il peso contributivo a carico di ogni ligure, all’anno, è di 150 euro pro capite, cifra che posiziona la nostra regione al quinto posto in Italia in questa particolare classifica, dopo la Provincia Autonoma di Trento con 207 euro, la Sicilia con 183, la Provincia Autonoma di Bolzano con 177 e la Basilicata con 153 euro. «È necessaria – conclude Grasso – una drastica riduzione del prelievo fiscale, partendo dalla possibilità per l’imprenditore di detrarre ogni costo. Oggi ci sono spese considerate indeducibili, un sistema questo che penalizza fortemente le imprese. Non solo: è urgente e necessaria una riforma fiscale che applichi il prelievo solo sul reddito effettivo e non su quello presunto, come oggi accade. Un metodo, quello attuale, profondamente ingiusto che spesso obbliga l’imprenditore a indebitarsi con le banche per pagare le tasse».

Per favore, disabilita AdBlock per continuare a leggere.

Genova24 è un quotidiano online gratuito che non riceve finanziamenti pubblici: l’unica fonte di sostegno del nostro lavoro è rappresentata dalle inserzioni pubblicitarie, che ci permettono di esistere e di coprire i costi di gestione e del personale.
Per visualizzare i nostri contenuti, scritti e prodotti da giornalisti a tempo pieno, non chiediamo e non chiederemo mai un pagamento: in cambio, però, vi preghiamo di accettare la presenza dei banner, per consentire a Genova24 di restare un giornale gratuito.