Liguria. Il consigliere regionale Raffaella Della Bianca (Gruppo Misto) punta il dito contro il piano rifiuti: “Il Presidente Burlando certifica in una lettera datata 4 aprile 2013, indirizzata al Presidente della Conferenza Stato-Regioni Vasco Errani, il fallimento di Regione Liguria sul piano dei rifiuti 2006-2010”. 235 comuni liguri su 238 non hanno raggiunto, tra il 2007 e il 2011, i parametri di legge sulla raccolta differenziata.
“Il fallimento del Piano dei rifiuti è conclamato e ammesso dallo stesso Burlando nella lettera che ha inviato, il 4 aprile scorso, al Presidente della Conferenza Stato-Regioni Vasco Errani. Ancora oggi, quando i parametri della legge fissano al 65% il dato di raccolta differenziata, la media dei comuni liguri non supera il 35%”.
Della Bianca prosegue spiegando che nella lettera, il Presidente Burlando chiede una deroga per i comuni e gli A.T.O. (Autorità d’Ambito territoriali).
“Sarebbe opportuno che Burlando esponesse queste criticità al Ministro dell’Ambiente Orlando, affinché trovi una via d’uscita legislativa, perché dal 2007 al 2012, anni non ancora prescritti, i comuni liguri risultano inadempienti di fronte alla legge e sanzionabili. Come è accaduto per il Comune di Recco, dove il 27 maggio 2013, dalla Corte dei Conti, sono stati condannati quattro amministratori e un funzionario. Al di là di Recco, ci sono 227 comuni che sono interessati a trovare una via d’uscita e tra questi, 20 comuni già ispezionati dalla Guardia di Finanza (compreso il comune di Genova)”.
Va inoltre sottolineato che la via d’uscita normativa può essere scuola per tutto il territorio nazionale. Quindi la Liguria potrebbe diventare un modello per le altre regioni italiane.
“Mi rivolgo al Presidente Burlando in quanto i suoi uffici stanno lavorando al nuovo Piano dei Rifiuti. Ciò è paradossale in quanto da un lato, Burlando certifica con la lettera indirizzata a Errani che ha fallito, e dall’altro sta impostando il lavoro sul futuro, orientato sulla stessa direzione fallimentare (si intende passare da ATO a BACINI, senza vincolare questi ultimi ad un modello organizzativo). Ma modificare il nome senza vincolarlo ad un modello di fatto vuol dire non cambiare nulla. Il modello di riferimento non può non essere quello di una raccolta differenziata fatta in modo diverso o il porta a porta e in prossimità”, continua.
“Questi modelli comportano spese d’investimento e spese di gestione maggiori nel primo anno, ma dopo, ciò permetterebbe ai comuni di raggiungere i parametri della legge e di avere anche benefici di carattere economico. Il problema principale risulta essere legato alla frazione organica (la parte più consistente della raccolta differenziata). Purtroppo, sulla questione, non ci sono prospettive certe di dove e quando costruire l’impianto – dichiara ancora – La certezza che la Regione stia continuando sulla strada sbagliata (Ato-Bacini), è emersa in una riunione che si è tenuta il 22 maggio in Regione tra i funzionari regionali del settore ambiente, i rappresentanti provinciali e l’Anci in rappresentanza dei comuni”.
Nel corso di questa riunione è emerso il passaggio da ATO a BACINI, e i funzionari regionali hanno ribadito che i parametri nazionali si potrebbero raggiungere solo tra cinque anni cioè nel 2018.
“Questa è la certificazione del fallimento della politica dei rifiuti in Regione Liguria. Dobbiamo capire che fare una raccolta differenziata fatta bene vuol dire mettere in discussione anche AMIU, perché quest’ultima ha un interesse economico legittimo di raccogliere il ‘sacco nero’, ma in contrasto con i parametri di legge. La sentenza della Corte dei Conti sul comune di Recco parla di “gravi inadempienze contrattuali di AMIU” perché questa si impegnava a svolgere il servizio in termini a lei più opportuni, e non è nei fatti incline al raggiungimento degli obiettivi che la legge fissa”, conclude Della Bianca.