Genova. “L’ho visto l’ultima volta circa 5-6 mesi, era un ragazzo normale. Mi dispiace per quello che è successo”. Così Mohammed, imam del centro islamico di vico Amandorla. Il centro è stato fondato un paio d’anni fa proprio a pochi passi da via san Bernardo, dove abitava Giuliamo Ibrahim Delnevo.
L’imam del centro di vico Amandorla prende duramente le distanze dai “combattenti”: “Quelli che fanno questo tipo di scelte non conoscono l’Islam e portano avanti azioni profondamente sbagliate. E’ quello che insegnamo a chi frequenta il nostro centro”. Giuliano, infatti, è andato solo qualche volta al centro islamico di via Amandola, nessuno sa dire come è avvenuto il “reclutamento”, punto su cui anche la procura di Genova ha la bocca cucita. Secondo indiscrezioni Delnevo potrebbe essere stato reclutato in Marocco, dopo essere stato contattato attraverso il network jihadista Sharia4, una rete internazionale che forma alla “street dawa”, la predicazione di strada anche attraverso internet il cui ideatore, un marocchino di 21 anni, è stato arrestato a Brescia dalla Digos qualche tempo fa.
“E’ molto facile – spiega l’Imam Mohammed – andare su internet e trovare decine di gruppi che inneggiano alla Jihad, che nella religione islamica esiste ma con un significato molto diverso da quello che gli hanno poi voluto dare i gruppi terroristici a partire da Al Qaeda”.
Ma che Giuliano Ibrahim avesse preso questa strada, finita tragicamente in Siria qualche giorno fa lo testimoniano anche i numeri video postati su Youtube e su facebook.
“Così scrive Abdullah Azzam: siamo terroristi e il terrore è un obbligo nel credo di Allah”. E’ una delle frasi scritta da Delnevo, il genovese morto in Siria in un’azione armata dei ribelli, nel settembre dello scorso anno.
Delnevo citava spesso letture coraniche in arabo e invettive come quella, tra le tante, in cui minacciava i “nemici dell’Islam” che avevano dileggiato il Profeta. I video iniziano tutti con il tradizionale “bismillah” (nel nome di Dio) e riguardano letture delle sure coraniche in arabo, lezioni su testi del teologo Muhammad Zakariya Kandhalawi e qualche invettiva rivolta soprattutto a coloro che offendono e dileggiano la religione dell’Islam e che Delnevo chiama “criminali”.
Quando ancora era a Genova Delnevo conduceva battaglie antialcol: “Era venuto da noi per chiederci di togliere dalla vetrina alcuni gelati al vino e ai liquori che produciamo. Ci diceva che l’alcol fa male e che non si doveva vendere” racconta la titolare di una gelateria di via San Bernardo, sita a pochi metri dall’abitazione di Delnevo.
“Ora e’ un po’ che non lo vediamo in giro – racconta la commerciante -. Ultimamente aveva la barba molto lunga e girava con la tunica. Era sempre solo ma anche molto educato e tranquillo”.