Genova. Un hard disk sotto il mare con dati ancora utilizzabili, mentre altri due reperti tra le apparecchiatture della torre di controllo finite sul fondo del molo Giano, sono definitivamente compromessi. Quando il contenuto del hardware salvato – che è stato copiato – sarà decifrato un altro pezzetto di verità sulla tragedia del molo Giano potrebbe andare al suo posto. Sul reperto informatico trovato in mare, per ora, la ditta specializzata incaricata di dire se ci sono dati leggibili ha dato risposte affermative. “Ora bisogna individuare il tipo di sofware con cui per poter leggere i dati” ha spiegato questa mattina il procuratore capo Michele Di Lecce.
Per quanto riguarda la scatola nera, invece, oggi o domani sarà aperta la copia del VDR dalla polizia postale e la prossima settimana toccherà all’originale capsula della Jolly.
Intanto i Messina hanno chiesto il dissequestro della nave, tramite un istanza presentata dal legale della Compagnia Romano Raimondo. Rispetto al carico, pare che la compagnia abbia ricevuto richieste dai diversi destinatari dei container che si trovano ancora sulla Jolly. Tra questi le forze armate italiane perché pare che una parte del carico sia costituita da farmaci (prodotti quindi deperibili) destinati ai soldati italiani in Afghanistan. La nave, che dopo lo schianto era stata ormeggiata al terminal Sech, era stata poi spostata proprio perché limitava le attività del terminal. Ma l’area dove è collocata ora, neri pressi delle riparazioni navali, non permette lo scarico delle merci per cui, per svuotarla, dovrà essere nuovamente trasferita.
Il procuratore capo Michele Di Lecce nei giorni scorsi aveva ribadito che “sotto sequestro è la nave e non il carico” e che se avessero ricevuto un’istanza di dissequestro rispetto a ciò che la Jolly traspostava, non ci sarebbero stati troppi problemi ad accoglierla. Ora però la Procura ha ricevuto una richiesta di dissequestro in toto, i Messina cioè vorrebbero riavere anche la nave per rimetterla in navigazione e la Procura dovrà valutare come muoversi: “In base alle esigenze probatorie – ha spiegato questa mattina il procuratore capo – valuteremo se e cosa dissequestrare”.
Questa settimana dovrebbe essere completato anche l’esame dei dati contenuti sui pc a bordo della Jolly e su tutta la documentazione fornita dai Messina, comprese le comunicazioni tra il centro operativo del terminal e la plancia della nave.
Resta l’attesa per i nuovi indagati, ma la Procura non ha fretta: vista la montagna di documentazione da visionare e le difficoltà tecniche di analisi dei dati, meglio procedere passo passo. “Eventuali nuovi indagati non prima della prossima settimana” ha chiarito Di Lecce. La prossima settimana, con l’apertura della scatola nera e l’analisi sugli altri reperti, potrebbe essere cruciale.