Genova. Il settore delle costruzioni sta vivendo, a Genova e in tutta la Liguria, una grave crisi occupazionale senza precedenti a causa del mancato avvio di piccole, medie e grandi opere sul nostro territorio. I lavoratori del comparto chiedono a gran voce lavoro, dignità e futuro e quindi anche a Genova, come in tutte le città italiane, venerdì 31 maggio si mobiliteranno e scenderanno di nuovo in piazza per manifestare il grande disagio vissuto in prima persona, ma anche dalle loro famiglie.
Feneal Uil, Filca Cisl, Fillea Cgil, chiedono ai governi locali e nazionali l’apertura di nuovi cantieri e l’avvio di quelli già previsti, intraprendendo una dura lotta all’evasione fiscale e un serio contrasto alle mafie e all’illegalità diffusa.
“In questo momento di grave crisi è a rischio la sopravvivenza di una Città che non può e non deve abbandonare la cultura del lavoro e la speranza in un futuro migliore”, spiegano i sindacati.
Roberto Botto, Segretario Provinciale Feneal Uil “A Genova Servono due cose: primo finanziare le opere e far partire progetti seri, poi occorre superare definitivamente il patto di stabilità per fare in modo che le pubbliche amministrazioni paghino le imprese, altrimenti non potranno lavorare, visto che le banche non fanno credito – spiega Roberto Botto, Segretario Provinciale Feneal Uil – La conseguenza sarà ulteriore disoccupazione”.
Un settore in ginocchio, quindi. “Un settore che conosce la più grande crisi nella storia, nemmeno paragonabile al periodo del primo dopoguerra”, conclude Botto.
Il 31 maggio, quindi, sarà una giornata di mobilitazione in tutta Italia, fortemente voluta dai sindacati. “L’edilizia sta morendo – esordisce Paola Bavoso, Segretario Generale Filca Cisl Genova – In Italia abbiamo perso 550 mila operai, 8 mila in Liguria, tra diretti e indotto, e nell’ultimo anno in cassa edile abbiamo perso quasi 1500 operai. Per non parlare di più di 190 aziende chiuse negli ultimi 12 mesi”.
Una crisi fortissima. “Occorre rilanciare gli investimenti, superare il patto di stabilità e rendere uguali gli edili all’altro comparto industriale per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali – conclude – A livello locale chiediamo al Comune che osi sul patto di stabilità e ridia fiato alle imprese e quindi lavoro agli edili. Per quanto riguarda la Regione, invece, c’è un tavolo di crisi, ma ora diciamo alla consultazione e chiediamo che si passi ai fatti. Non solo grandi opere, ma anche progetti di quartieri”.