Hanno sfilato per tre motivi, che loro, i migliaia di sostenitori della libertà di usare la marijuana, considerano sacrosanti: la fine delle persecuzioni per i consumatori, l’accesso immediato all’uso terapeutico e il diritto di coltivare la cannabis “bene comune per l’umanità”.
Lo scorso fine settimana, in un evento durato tre giorni (guarda le foto), in contemporanea con più di 70 paesi del mondo, Roma ha ospitato dibattiti, concerti, proposte e, soprattutto, ha fatto da tramite per le istanze dei numerosissimi consumatori occasionali di cannabis e per quelli che la utilizzano a scopi medici.
Come sappiamo, l’anno scorso in regione è stata approvata una legge che permetteva l’utilizzo di marijuana di tipo terapeutico, la legge 125, ma purtroppo il Governo Monti l’ha respinta per motivi di incostituzionalità, rendendosi in tal modo parzialmente responsabile dell’enorme sovraffollamento delle carceri della Liguria.
Proibizionismo nell’uso della cannabis e condizioni delle strutture penitenziarie vanno di pari passo nella nostra regione. Da quando è entrata in vigore la legge proibizionista Fini-Giovanardi, le presenze all’interno delle carceri liguri si sono moltiplicate esponenzialmente, tanto da farci ottenere un vergognoso terzo posto italiano per il sovraffollamento carcerario.
Le proposte sostenute dai partecipanti della Million Marijuana March sono dirette verso la totale libertà nell’uso della marijuana, ma per approdarvi devono necessariamente passare per lidi più “soft” come quello contestatissimo della depenalizzazione.
Qui in Liguria siamo ancora lontani da un risultato del genere, ma forse non troppo lontani, visti i recenti sviluppi nell’attuazione di pene alternative al carcere, più adatte allo scopo rieducativo che questa struttura detentiva dovrebbe avere. Un significativo numero di detenuti che hanno compiuto reati minori come la guida in stato di ebbrezza, più di 1000, è coinvolto nella sperimentazione del cosiddetto “carcere invisibile”, ossia impiegato in lavori di pubblica utilità non retribuiti o in altri modi non convenzionali di scontare la pena.
Anche se il progetto sostenuto dal Sappe, il sindacato autonomo di polizia penitenziaria, è ancora ai suoi albori, si sta rivelando molto efficace, e lascia ben più di uno spiraglio aperto anche nei confronti del reato di consumo di droghe leggere come la marijuana, che potrebbe, in futuro, sfociare nella depenalizzazione dello stesso reato.
Per quanto concerne l’utilizzo a scopo terapeutico, esso è considerato alla stregua di qualsiasi altro utilizzo, in quanto la Fini-Giovanardi punisce indiscriminatamente qualsiasi uso della cannabis. Esclusi alcuni casi di uso medico, nei quali però la sostanza dev’essere contenuta dentro specifici farmaci, vige il divieto assoluto nel consumo di marijuana.
Pertanto, ci si auspica che presto siano fatte altre proposte legislative regionali a riguardo, dato che l’esigenza di questo tipo di cura alternativa è molto sentita anche da noi.