Genova. Agg.h.23. Dopo quasi nove ore di dibattito il Consiglio Comunale ha approvato il primo regolamento del registro delle unioni civili con 25 voti a favore (centrosinistra e M5S), 11 contrari (Pdl, Lega Nord, Idv, Lista Musso e Udc) e 2 astenuti (un consigliere della Lista Musso e del Gruppo Misto) su 38 consiglieri presenti. Entro l’estate a Genova il primo sì di una coppia di fatto negli uffici comunali. Festeggiamenti da parte di un piccolo gruppo di coppie di fatto gay ed etero sugli spalti del Consiglio Comunale.
Quasi cento emendamenti in Aula Rossa e una discussione lunga ore. Il regolamento delle Unioni Civili del Comune di Genova per essere approvato dovrà prima passare per una serie di richieste di modifica piovute oggi in consiglio comunale in occasione del voto sulla delibera.
“Vogliamo sapere se la giunta recepirà o no i nostri emendamenti”, commenta la capogruppo Pdl, Lilli Lauro, aizzando la polemica sul mancato pronunciamento della giunta prima della dichiarazione di voto di ciascun gruppo. “Personalmente sono contraria al registro, non si può assolutamente creare un doppione senza doveri della famiglia, che è il vero pilastro della società in questo momento di crisi – entra poi nel merito Lauro – mi aspettavo che la giunta lavorasse alle politiche familiari, ma per il sindaco, è evidente, le priorità sono le unioni civili, dove ci sono molti diritti e tanti soldi spesi dal Comune”. La capogruppo Pdl riprende quindi l’esempio spezzino: “Lì possono consorziarsi due o più persone per avere le case popolari, propongo quindi un’unione civile per le persone in difficoltà, facciamo però una cosa diversa dalla famiglia”.
Una trentina le richieste di “profondo cambiamento” da parte della Lega Nord. “Non siamo contrari di per sé – precisa il capogruppo Edoardo Rixi – è chiaro, però, che di fronte ai diritti devono esserci anche i doveri”. Inoltre Rixi punta il dito sulla contraddizione di alcuni articoli all’interno del regolamento. “Così com’è non è accettabile, e non sappiamo neppure quale testo si andrà a votare, se sarà coerente oppure no”, conlcude Rixi riprendendo la polemica lanciata dalla Lauro.
Voto favorevole invece dal Movimento 5 Stelle “sebbene il regolamento in realtà non intervenga sostanzialemente, ma – commenta il capogruppo Paolo Putti – come indirizzo va nella direzione di un miglioramento di diritti e doveri, e questo ci sembra una cosa interessante”.
Una serie di emendamenti sia alla proposta sia al regolamento, anche dal Pd “per discrepanze già notate in commissione”.
“Abbiamo fatto un lavoro attento e puntuale su tutti gli aspetti contradditori di tipo amministrativo e strutturale”, spiega Cristina Lodi, citando l’esempio del regolamento “inesistente sugli alloggi Erp”, o la parte sullo sciolglimento “che ci pareva poco tutelante per chi viene lasciato”. Con la puntualizzazione che il regolamento dovrà avere “valenza amministrativa”, perché “non può né andare a definire uno status” né “fare ciò che la normativa nazionale non ha fatto, anche perché forse il paese non è pronto”.
Il voto dei democratici è quindi lasciato alla libertà personale di ciascun consigliere come da accordi con il segretario “nel rispetto delle varie anime”. Lodi, ad esempio, voterà in base alla posizione della giunta sugli emendamenti del Pd. “Se accettati il mio voto sarà positivo – sottolinea – rimane comunque l’amarezza per il lavoro delle commissioni non recepito”.