Genova. La pioggia non ha fermato il saluto a Don Gallo. In una triste mattinata, segnata anche dalla pioggia, questa mattina attorno alle 10 è partito il Corteo. Voci. Lacrime. Ombrelli. Cori. Una moltitudine di persone che dalla comunità di San Benedetto si è diretta verso la stazione Principe per arrivare alla Chiese del Carmine.
Tra portuali, gente comune, i suoi ragazzi e le sue ragazzi, accomunati dal dolore c’erano anche Moni Ovadia, il suo migliore amico: “Sono ebreo e agnostico, ma Don Gallo risorgerà” – ha detto.
E ancora Dori Ghezzi: “Ho perso un altro punto di riferimento, adesso dovrò navigare a vista”. Il feretro sarebbe dovuto essere portato a spalla dai portuali, la pioggia ha impedito questo ultimo saluto, ma non che molte persone potessero seguire il feretro portato in macchina.
Arrivato il corteo in Piazza dell’Annunziata, la pioggia ha cominciato ad attenuarsi. Il feretro è stato perciò preso a spalla e trasportato dai portuali e dai ragazzi della comunità, come era stato sperato e deciso nei giorni scorsi.
All’ingresso nella chiesa del Carmine, un applauso inteso e commosso ha scortato il feretro.
Attorno alle 12.20, durante la funzione religiosa officiata dal Cardinal Bagnasco, Don Ciottiha preso la parola. “E’ stato un prete che ha dato un nome a chi non lo aveva, lo ha fatto con un tenace e quotidiano impegno. Ha saldato il cielo con la terra”.
Concluso l’intervento di Don Ciotti, il Cardinale ha benedetto la salma di Don Gallo.
Fuori dalla chiesa, attorno alle 13, è iniziata la cerimonia laica. Dapprima è intervenuto il sindaco di Genova Marco Doria.
“Aiutava i poveri – ha detto il sindaco Doria – e si domandava perché ne esistono tanti al mondo. Per questo era anche scomodo. Era severo con se stesso. Invitava tutti a non lasciarsi andare, a non disperdersi. Al tempo stesso non imponeva modelli: diceva prendete in mano la vostra vita. Ci ha lasciato un prete, un cittadino, un uomo capace di donare agli altri fino alla fine. Ci mancherà”.
Queste invece le parole di Moni Ovadia: “Oggi celebriamo un giusto. Dice la tradizione ebraica che al mondo ci sono 36 giusti. A me ne mancano ancora 35. Al padreterno delle vuote preghiere dei baciapile non importa nulla, chiede la giustizia sociale. E’ quello che faceva il Gallo”.
“Era divisivo – ha continuato – come il Cristo, che altrimenti non sarebbe stato messo in croce. Dicevano che era un no global. Se questo vuol dire battersi contro lo sfruttamento, contro le ingiustizie, contro il saccheggio del pianeta allora Don Gallo era super no global”.
Dopo numerosi interventi, anche la cerimonia laica in onore di Don Andrea Gallo si è conclusa, attorno alle 13.45. A salutare per l’ultima volta Don Gallo la piazza ha intonato il canto partigiano “Bella Ciao”.