Cronaca

Don Gallo, il ricordo di un grande amico. Cifatte: “Chiamai Don Rebora e da allora Andrea non lasciò più Genova”

Genova. Con un abbraccio ideale Genova si stringe attorno a Don Gallo e fra le centinaia e centinaia persone che stanno portando l’ultimo saluto al prete di strada, c’è anche il ricordo commosso, il dolore di grandi e vecchi amici, che hanno condiviso tutta la vita con lui.

“Era il 6 dicembre del 1970 e la Comunità è arrivata a Genova due giorni dopo, l’8 dicembre – queste le prime parole di Franco Cifatte – Don Gallo da mesi era alla ricerca di un posto fisso dove poter dire messa, ma non si riusciva a trovare. Poi, ecco la svolta. Eravamo a tavola con mio padre, che era amico di don Federico Rebora da tanti, tanti anni, e lui disse, perché non proviamo a parlare con lui?”.

Detto e fatto. “Io ho alzato il telefono e ho chiamato don Federico per chiedere se don Gallo avrebbe potuto dire messa due giorni dopo. Lui ha detto: ‘venga’”. Prosegue il racconto commosso di Franco Cifatte.

Da quel giorno in poi Don Gallo non se n’è più andato. “All’inizio c’era un piccolo gruppo che si era formato al Carmine e che si trasferì qui, poi la comunità si ingrandì e prese anche caratteristiche autonome e differenti rispetto a quanto fosse in origine. Io per motivi di lavoro andai fuori, ma i legami non si sono mai interrotti, perché sono quei legami profondi e radicati che vanno al di là di tutto. Don Milani diceva che per lui l’amicizia è più forte di una cosca mafiosa, ecco il concetto è questo”.

Così si conclude il racconto di chi con Don Gallo ha vissuto, di chi lo ha conosciuto da vicino, di chi ha visto con i propri occhi quanto abbia fatto per Genova e quanto Genova lo abbia sempre amato.

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