Cronaca

Costretti a “emigrare”, sono finiti in città: tre giovani caprioli salvati dalla Provinciale

capriolo
Foto d'archivio

Genova. Costretti a ‘emigrare’ dai rivali adulti che li hanno allontanati dal loro territorio sono finiti in città e salvati dalla Polizia Provinciale dopo essere rimasti intrappolati tra le case.

La stessa avventura, per tutti a lieto fine, è capitata a tre diversi giovani caprioli maschi nei quartieri genovesi della Val Bisagno e nel comune di Lumarzo in Val Fontanabuona.

Il primo esemplare, entrato nel giardino di un’abitazione a San Siro di Struppa non riusciva più a trovare una via d’uscita e gli agenti della Polizia Provinciale
intervenuti sul posto, dopo averlo catturato con le reti, l’hanno liberato nei boschi sui monti circostanti.

Il secondo capriolo, evidentemente con la stessa passione del primo per il verde in città, era entrato nel giardino di un’altra casa, a Molassana, restandovi
bloccato fino all’intervento della Polizia Provinciale che l’ha trasportato nei boschi per restituirgli la libertà.

Il terzo giovane capriolo, recuperato a Lumarzo, era invece andato a curiosare…in Comune. L’animale era infatti rimasto intrappolato nel cortile degli uffici municipali e anche in questo caso gli agenti della Polizia Provincia l’hanno poi liberato.

In questo periodo dell’anno – tra maggio e giugno – oltre ai giovani di capriolo (specie diffusa anche in zone a diretto contatto con il tessuto urbano) che si spostano per cercare un proprio territorio, è possibile incontrare nei prati o nei
boschi dell’entroterra i cuccioli, nascosti nella vegetazione.

“ Se qualcuno li vede – avverte la Polizia Provinciale – non deve avvicinarsi, nè toccarli e non portarli mai via. Sembrano soli, ma non sono stati affatto abbandonati dalle madri e la presenza dell’uomo rischia seriamente di compromettere le loro possibilità di sopravvivenza. L’assenza di odori particolari e il mimetismo del loro manto difendono i piccoli caprioli dai possibili predatori, per questo le madri possono allontanarsi da loro per alimentarsi, o in caso di pericolo, come l’avvicinarsi dell’uomo. Se qualcuno, con le migliori intenzioni, si ferma ad accarezzare questi piccoli, o addirittura li
preleva, pensando di salvarli dall’abbandono, li condanna. Infatti, anche se i cuccioli riuscissero a sopravvivere allo stress da cattura (che spesso ne provoca la morte), in ogni caso non potrebbero poi essere reinseriti nel loro habitat naturale perché l’uomo li ‘marchia’ con il suo odore e i cuccioli non sono più riconosciuti dalla madre che quasi sicuramente smetterebbe di prendersi cura di loro”.

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