Genova. Carlo Felice come Amt, il risanamento avviene sulle spalle dei lavoratori. E’ questa in sunto la posizione dell’associazione ControCorrente. “Il sindaco Doria non è il Mago Zurlì ma certo ha una formula magica buona per ogni occasione: lavoratori e cittadini, tirate la cinghia, sennò rimanete senza posto di lavoro e senza servizi. La poesia della democrazia partecipativa e dei beni comuni, recitata fino al giorno del ballottaggio, un minuto dopo l’assunzione della carica diventa la prosa dello spread, dell’austerità (per i poveri cristi), del ‘vorrei ma non posso’”.
“La differenza tra destra e sinistra si riduce a un fatto morale – scrive l’associazione vicina a Rifondazione comunista – un sindaco di sinistra taglia come un sindaco di destra, però lo fa a malincuore. Marchionne detta, a muso duro, ‘O accettate i tagli oppure vi chiudo’. Doria spiega, costernato, ‘ O accettate i tagli oppure mi tocca chiudervi’”.
“Il Sindaco tuttavia non ha capito che il risultato del referendum AMT segnala una novità: quei lavoratori, molti dei quali l’hanno votato, oggi capiscono che quando lui parlava di ‘difesa del lavoro’ intendeva la spremitura dei lavoratori e dei loro portafogli come tubetti di dentifricio. E cominciano a essere stufi e probabilmente a pensare che a furia di farsi spremere finiranno in mutande, magari con la prospettiva che queste politiche aprano la strada, al prossimo giro, a una bella giunta Farello-Musso-Plinio per il ‘bene di Genova’ e per farla ‘rimanere in Europa’. Da questo momento ogni ‘richiesta’ di sacrifici è una goccia che si accumula nel proverbiale vaso e che prima o poi può traboccare – ci auguriamo che trabocchi e ci impegneremo perché succeda – e diventare una sana ondata di indignazione popolare”.