Genova. Nella scuola pubblica esistono diverse tipologie di precariato, sia tra i docenti che tra il personale tecnico amministrativo. A spiegarlo è Roberto Pardini, docente, Rifondazione Comunista circolo Prevosti Centro Storico.
“La distinzione riguarda la durata dell’incarico: ci sono incarichi brevissimi, incarichi con scadenza al termine delle lezioni (30 giugno) e rari incarichi annuali che terminano il 31 agosto. La ripartizione degli incarichi lunghi non corrisponde a nessun criterio didattico ma è relativa allo stanziamento economico che lo Stato decide di destinare alla scuola annualmente”, spiega.
Ovviamente i ‘fortunati’ che terminano a fine agosto si fanno le ferie estive. “Fino all’anno scorso le ferie non godute per chi aveva incarichi più brevi venivano pagate forfettariamente alla fine dell’anno (essenzialmente andare in ferie durante il periodo scolastico è tecnicamente quasi impossibile) – prosegue – Da quest’anno una normativa emanata dal Ministero dell’Istruzione impone ai dirigenti scolastici di mettere in ferie forzate i precari nei periodi di sospensione didattica (Natale, Pasqua) così da costringere i lavoratori a godere delle ferie e risparmiare sul pagamento forfettario. In questi giorni molti dirigenti scolastici hanno annunciato ai precari questa lieta novella”.
Secondo il docente, l’accanimento contro i più deboli tra il personale della scuola non deve essere ovviamente un problema che turba i sonni dell’illuminato ministro tecnico Profumo. “D’altra parte è ministro di uno Stato che da anni manda avanti la scuola attraverso un esercito di precari. Chi ha resistito alle controriforme dei precedenti esecutivi (150 mila posti in meno grazie al Ministro Gelmini) e continua a insegnare deve subire anche questa vessazione”.
Sicuramente le leggi finanziare che impongono questo ulteriore taglio alla scuola saranno state imposte a livello di trattati europei. “Dubitiamo però che su quei trattati ci sia scritto espressamente che a pagare debbano sempre essere i più deboli. Eppure è sempre così. Dipenderà forse dall’estrema frammentazione del precariato scolastico e dalla difficoltà oggettiva ad organizzarsi e a protestare – conclude – Ovviamente ai precari della scuola farà piacere sapere che il Presidente della Repubblica ha deciso di prolungare la vita del governo tecnico. Immaginiamo che al ministro Profumo sia costata fatica scrivere una lettera di addio in cui ricordava al personale i suoi personali sforzi per migliorare l’istruzione. Lettera ovviamente inutile, visto che la politica italiana con consenso unanime gli ha imposto di restare. Probabilmente ci sarà da effettuare qualche altro taglio economico, spacciandolo per innovazione”.