Economia

Carlo Felice, ultimatum alle istituzioni: “Gestione liquida, ora servono garanzie politiche”

Genova. Fumata grigia per il Carlo Felice: l’assemblea dei lavoratori convocata oggi dopo la proclamazione dello stato di agitazione dei giorni scorsi, è durata oltre due ore. Un incontro sofferto, in cui sono emerse anche le profonde divisioni tra le stesse maestranze dell’ente lirico.

Sul tavolo il bilancio preventivo per il 2013, approvato, questa una delle accuse mosse, senza consultare i lavoratori e che prevede un taglio di 3 milioni e mezzo sui costi del lavoro in assenza di nuovi sponsor.

“Le garanzie ora devono essere politiche – ha commentato ad assemblea terminata, Gianni Pastorino, Slc Cgil – siamo molto preoccupati per la tenuta di questo consiglio di amministrazioine e del sovrintendente”. E naturalmente anche di carat finanziario. “Comune e Regione devono fare uno sforzo mai portato avanti in questi anni – ha sottolineato Pastorino – il Carlo Felice è la fondazione che meno viene considerata in Italia”. Una situazione difficile, per cui nascondere la complessità “sarebbe sbagliato – ha poi aggiunto – Ora bisogna ricomporre prima di tutto il quadro, perché sono emerse profonde divisioni tra i lavoratori rispetto al comportamento di Pacor in questi mesi”. La gestione della fondazione è stata “liquida – ha concluso Pastorino – senza nessuna capacità incisiva, né elementi di controllo che potessero garantire un diverso risultato anche rispetto ai contratti di solidarietà”.

Assemblea “sofferta” anche per la Fials Cisal. “Abbiamo deciso di continuare la sfiducia nei confronti del Cda che non ha saputo utilizzare attentamente i 9 milioni e i sacrifici dei lavoratori”, ha detto Nicola Lo Gerfo. Entro dieci giorni i sindacati chiedono quindi di incontrare Regione e Comune, dopo di che “senza un piano per salvare il teatro torneremo in assemblea”, ha concluso Lo Gerfo.

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