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Calcio, il Val Lerone sogna un posto nei playoff. Pietro Pastorino: “Siamo cresciuti sotto tutti i punti di vista”

val lerone

Arenzano. Con la gara che si disputerà sabato 20 aprile a Genova contro lo Scoffera, il Val Lerone inizierà un “tour de force”, che lo vedrà impegnato in quattro partite in soli dieci giorni.

Infatti, dopo l’incontro sopra citato, i canarini affronteranno, nell’ennesimo turno infra settimanale al Gambino, i casellesi dell’Avosso (mercoledì 24 aprile, ore 21,00), mentre sabato 27, a Cogoleto (ore 20,45) andrà in scena l’attesissimo derby di ritorno con lo Sciarborasca e martedì 30 aprile si concluderà il mini ciclo, ancora tra mura amiche, contro il Pegli (ore 21,00).

A tal punto mancheranno soltanto due partite al termine del campionato e gli avversari del Val Lerone saranno i team genovesi Borgo Incrociati e San Siro Struppa.

In una sorta di remake del film “Sliding doors” (ironica e paradossale riflessione sull’importanza del destino, dove un imprevisto può far mutare il corso dell’esistenza in maniera provvidenziale o viceversa), i canarini (15 punti su 18 nelle ultime sei sfide, di cui 12 consecutivi), hanno la possibilità di dare la virata decisiva al loro campionato. Riuscissero nell’impresa di “salire sugli scudi” (leggi arrivare ai playoff) si aprirebbero scenari non certo preventivabili un paio di mesi fa.

A che si deve questa metamorfosi, lo abbiamo chiesto a Pietro Pastorino, giocatore di spessore dei rivieraschi: “Sta venendo a galla il gran lavoro svolto sin dalla preparazione estiva, con il gruppo che ha sempre meglio assimilato le metodologie di allenamento, basate sull’acquisizione dell’intensità e della ‘garra’, che sono qualità indispensabili a tutti i livelli. Abbiamo via via capito come la determinazione e l’applicazione ‘feroce’ negli allenamenti, la voglia, lo spirito di gruppo, la consapevolezza di credere nelle proprie capacità, trasferendole sul campo, siano elementi basilari per cercare di ottenere risultati importanti. Così siamo cresciuti sotto tutti i punti di vista”.

“E poi – continua ‘Pedrito’ –, pur essendo una squadra che ha saputo trarre insegnamenti dalle sconfitte, è chiaro che le vittorie accrescono l’autostima. Inoltre, allo stesso tempo, non subiamo la pressione di dover ottenere risultati a tutti i costi e questo ci infonde la serenità necessaria per lavorare al meglio delle nostre possibilità”.

Cosa significa indossare la “camiseta” del Val Lerone? “Un senso di appartenenza incredibile. I valori umani, che hanno dato vita alla società, sono dentro di noi e l’aver ripreso i colori, la tradizione della vecchia U.S. Arenzano, dà una carica notevole. Senza contare che il nostro presidente, Rita Valle, è personaggio unico, inimitabile, la sua è una presenza fondamentale sia sul piano societario che umano e poi… le sue cene sono la ciliegina sulla torta!”.

Da fuori si parla con simpatia del “gruppo Val Lerone”… è tutto oro quello che luccica? “Come in tutte le famiglie, ci sono momenti in cui ci si confronta, anche in maniera ‘tosta’, a muso duro, all’interno dello spogliatoio, ma subito dopo, in sinergia, portiamo avanti il nostro progetto, che abbina la ricerca dei valori umani con la competitività sportiva”.

“Ad esempio, con noi viene spesso ad allenarsi Riccardo Castellaro, fratello del compianto Stefano e grazie a lui, nel nostro piccolo, ci rendiamo partecipi di iniziative legate all’Admo (ndr, Associazione Donatori Midollo Osseo)”.

Chiudi gli occhi e cosa sogni? “Arrivare il più in alto possibile e se poi non dovesse succedere… noi siamo il Val Lerone!”

Claudio Nucci

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