Cronaca

Omicidio in porto, il perito del tribunale: “Assassino di Matteo Biggi incapace di intendere e di volere”

matteo biggi (l'assassinato)

Genova. Matteo Biggi, il portuale che nel novembre scorso ha ucciso con una coltellata il suo collega, omonimo e coetaneo, è stato dichiarato totalmente incapace di intendere e di volere al momento del fatto ed era in preda a un delirio paranoide.

E’ il risultato della perizia, depositata oggi durante un incidente probatorio, dal prof. Gianluigi Rocco che l’ha eseguita su incarico del gip Silvia Carpanini.

A tale risultato si è associato anche il dottor Gabriele Rocca, consulente degli avvocati Silvio e Rinaldo Romanelli, difensori di Biggi. I dottori Pietro Ciliberti e Francesca Canale, consulenti delle persone offese, non hanno contestato le conclusioni raggiunte dal perito d’ufficio.

Si è appreso che Matteo Biggi, che ora e’ detenuto nell’ospedale psichiatrico giudiziario di Montelupo Fiorentino, ha reagito bene alle terapie e si è reso conto di aver avuto delle crisi allucinatorie.

Il giovane, che conosceva superficialmente il suo omonimo ucciso con una coltellata nella palestra della Compagnia Unica, era afflitto da un delirio persecutorio che lo aveva portato ad asserire che il mondo stava per finire, che qualcuno lo spiava e che lui e i suoi familiari
erano in pericolo di vita. Queste circostanze sono emerse durante i ripetuti esami cui è stato sottoposto dai periti.

Inoltre l’ipotesi iniziale che l’omonimia potesse aver scatenato la reazione di Biggi facendogli uccidere l’altro Matteo Biggi, è stata esclusa dal perito che ha ritenuto si sia trattato di una mera casualità. Da quanto è emerso durante le indagini, inoltre, l’indagato non avrebbe avuto alcun problema nè screzio con la vittima. L’inchiesta è coordinata dal pm Luca Scorza Azzarà.

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