Cronaca

Maltrattamenti e stalking, anche questo è l’8 marzo: ecco come funziona il centro antiviolenza di Genova

Genova. Maltrattamenti e stalking, ma non solo. Sono tantissimi e diversi i casi che ogni giorno affrontano gli psicologi, gli psicoterapeuti e i volontari del centro antiviolenza di Genova. Un percorso lungo e articolato, che segue le donne dal loro primo appuntamento fino al soddisfacimento dei bisogni e delle singole necessità.

Dal 2009 a oggi sono state circa 700 le vittime di violenze fisiche, psicologiche, sessuali, economiche e delle persecuzioni degli stalker prese in carico dal centro provinciale antiviolenza e dai servizi in rete con questa struttura aperta a Genova nella sinergia tra Provincia, Regione, Comune e associazioni.

“Il primo approccio può avvenire direttamente presso il centro o telefonicamente – spiega Silvia Cristiani, psicologa, psicoterapeuta e consulente per il centro – a quel punto viene fissato il primo colloquio di accoglienza, durante il quale si cerca di capire qual’è il vissuto della donna e le sue problematiche. Insieme a lei si cerca quindi di definire un percorso, capendo quello di cui ha bisogno”.

Anche in presenza di maltrattamenti veri e propri, il primo passo è sempre quello di cercare di capire di cosa necessita la persona. “A volte non se la sentono di allontanarsi dal compagno o di fare una denuncia alle forze dell’ordine, hanno bisogno di uno spazio di ascolto e di sostegno – prosegue Cristiani – Un fattore importante da tenere sempre presente, però, è la presenza o meno di minori. Se una donna denuncia un maltrattamento in presenza di figli minori, infatti, quello che noi dobbiamo fare è accompagnarla a una presa di consapevolezza di tutela nei confronti dei figli, quindi spingendola anche ad un passaggio attraverso i servizi sociali perché le cose si ridimensionino e cambino”.

Le vittime di violenze, che possono essere fisiche, ma anche psicologiche, spesso non se la sentono da sole di sporgere denuncia alle forze dell’ordine. “Si accompagnano anche in questo percorso, senza mai avere un atteggiamento costrittivo. E’ ovvio, però, che in presenza di minori seriamente a rischio, in qualche modo dobbiamo assolutamente accompagnarla alla denuncia”, dichiara ancora la psicologa.

In tanti casi esiste un preconcetto nei confronti dei servizi sociali, ovvero si tende a vederli come nemici, come soggetti che hanno la possibilità di togliere i bambini ai propri genitori. Questo è un fattore che spaventa molto. “Bisogna capire che non è così, che i servizi sociali sono grandi alleati e una forte risorsa nell’aiutare le famiglie in difficoltà”, spiega Cristiani.

Nel centro di Genova arrivano donne di ogni tipo. “Il maltrattamento è un fenomeno molto trasversale, quindi arrivano persone di provenienze geografiche e sociali molto differenti. Ciò che accomuna tutte al 99%, però, è il fatto di essere madri – dichiara – in questo periodo socialmente di crisi, inoltre, quello che accade è che arrivano situazioni abbastanza limite, molto urgenti da affrontare e gestire subito”. Il centro antiviolenza è collegato con alcune strutture protette e l’inserimento in queste ultime avviene attraverso il Comune di Genova, che gestisce le case di accoglienza e rifugio.

Per arginare il fenomeno della violenza contro le donne, un grande passo avanti si è avuto con la nuova legge sullo stalking, che ha contribuito all’emersione di un fenomeno prima estremamente sottovalutato, cioè la violenza psicologica e la persecuzione. “Ha permesso di far risaltare tante situazioni, avendo molta efficacia perché lo stalking è diventato un tema di cui si parla tanto – conclude Cristiani – Forse anche il termine stesso ha un grosso impatto mediatico ed è stato assorbito facilmente dal pubblico. Quello di cui ci rendiamo conto talvolta, però, è che per affrontare lo stalking ci sono strumenti forti ed efficaci, ma spesso questo non avviene col fenomeno del maltrattamento, che è meno identificabile, riconoscibile e stigmatizzato”.

Viviana Del Clerico è un’operatrice volontaria e racconta le difficoltà del primo contatto con il centro: “e’ un gran passo per una donna fare questa prima telefonata e spesso dall’altra parte della cornetta ci sono molti silenzi. Spesso ci vogliono 4 o 5 colloqui perché una donna racconti davvero fino in fondo quello che le sta capitando”. E alcune di loro, non arrivano al colloquio, che rappresenta la tappa successiva alla telefonata: “Qualcuna fissa una appuntamento e poi lo disdice, altre richiamano a distanza di un lungo periodo. Noi abbiamo il compito di rassicurare le persone, ascoltarle rispettando i loro tempi, che derivano spesso da sofferenze che non hanno voglia di rivivere”.

Un problema non secondario per il Centro antiviolenza è quello delle risorse economiche: un paio d’anni fa il centro rischiò la chiusura, ma anche oggi le cose non è che siano esattamente migliorate: “La nostra associazione – spiega Cristiani ha vinto l’appalto per la gestione del centro per soli 3 mesi, e il problema delle risorse a causa dei continui tagli governativi che si ripercuotono sugli enti locali non è per nulla risolto, anche se noi lavoriamo e progettiamo come se questo posto non chiudesse mai, perché non vogliamo e non possiamo fare altrimenti. Se dovesse chiudere sarebbe una perdita enorme”.

Stamattina, in occasione della Festa della Donna, il centro di via Mascherona ha effettuato un’apertura speciale, ma per tutte le donne interessate basta telefonare ogni giorno allo 010-20976222, cliccare sul sito www.provincia.genova.it/centroprovincialeantiviolenza, inviare una mail a centroantiviolenza@comune.genova.it o andare in via Mascherona 19 per fissare un appuntamento, negli orari 9-17 dal lunedì al giovedì e 9-13 il venerdì.

L’associazione “Il Cerchio delle Relazioni” ha invece sede, sempre a Genova, in piazza Colombo 1/13 a-b (tel. 010-541224, fax 010-53002689) e i suoi orari di accoglienza telefonica, sette giorni su sette, sono: lunedì e giovedì dalle 9 alle 15; martedì e venerdì dalle 9 alle 15 e dalle 18 alle 22; mercoledì dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 17, sabato e domenica dalle 9 alle 15.

Katia Bonchi – Jenny Sanguineti

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