Economia

Luci e ombre dell’imprenditoria ligure, Confartigianato: “Prima per numero di imprese, cresce la disoccupazione”

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Foto d'archivio

Liguria. La Liguria è in controtendenza con il resto del Paese per la dinamica delle imprese del settore edile, in particolare quello artigiano, che costituisce il 75% del totale delle aziende del comparto: circa 19mila su un totale di quasi 25mila aziende. Un’incidenza seconda solo a quella del Piemonte, dove il 79% dei costruttori è composto da artigiani. Secondo l’ultimo rapporto di Anaepa-Confartigianato, confrontando i dati del terzo trimestre 2012 e quelli dello stesso periodo del 2011, emerge una crescita dell’1,8% delle imprese artigiane che lavorano nell’edilizia.

Quello della nostra regione è l’unico dato col segno più della Penisola, insieme solo al Lazio (+1,3%), mentre nelle altre parti d’Italia domina il segno meno che porta la media italiana a una flessione dell’1,9%. A livello provinciale, Genova si piazza al primo posto in Italia con un aumento del 3,7%, segue Imperia (8° posto) con un +1%. Saldo negativo, invece, a Savona (-0,1%) e alla Spezia (-1%).

“Il dato non deve trarre in inganno – spiega Paolo Figoli, presidente Costruzioni Confartigianato Liguria – all’aumentare del numero delle imprese, infatti, non corrisponde la crescita dell’occupazione. Anzi. Negli ultimi anni, abbiamo assistito all’inesorabile frammentazione del settore edile, già per tradizione composto in Liguria da imprese di piccole e piccolissime dimensioni. Oggi, tuttavia, a prevalere sono le partite Iva, ex dipendenti che s’improvvisano imprenditori, che abbassano la qualità del comparto e contribuiscono ad alimentare fenomeni di concorrenza sleale condizionando la tenuta dell’intero settore. Per questo, da anni chiediamo che sia finalmente approvata la proposta di legge, ferma al Senato, sulla regolamentazione dell’accesso alla professione edile, l’unica dell’artigianato a non averne ancora una. Auspichiamo che il prossimo governo risolva, in tempi brevi, questa empasse che dura ormai da troppo tempo e penalizza tutte le imprese del settore”.

La Liguria è la regione dove si è registra la più bassa presenza di imprese edili artigiane in forma societaria, con un’incidenza dell’11,1% sul totale e un esercito di imprese individuali, ben 21mila, all’incirca l’89% del totale e una quota del 45,6% di lavoratori autonomi, sul totale degli occupati del settore, che piazza la nostra regione al primo posto per “indipendenti” nell’edilizia.

Il fronte occupazionale registra un calo vertiginoso. Tra il 2008 e il 2012, i dipendenti nell’edilizia sono calati del 16,3% in Liguria, oltre la media italiana del -13,9%. Se prendiamo in considerazione il calo degli autonomi, il crollo è stato ancora più marcato raggiungendo quasi il 24%. “Sono ormai cinque anni che le costruzioni sono entrate in un tunnel e ancora non ne vedono la luce all’uscita – commenta Giancarlo Grasso, presidente di Confartigianato Liguria – senza un rilancio di questo comparto vitale, che costituisce il 38% degli occupati in Italia, è impensabile che possa ripartire l’intera economia del Paese. Per farlo, riteniamo sia indispensabile uscire dallo stallo sulle grandi opere, almeno quelle già finanziate, che contribuirebbero a rimettere in moto la macchina degli appalti. Purtroppo, a penalizzare il settore, è stato anche il crollo delle compravendite degli immobili, conseguenza diretta dell’eccessiva tassazione: una revisione dell’Imu potrebbe senza dubbio favorire la rivitalizzazione del settore”.

“Per dare ossigeno alle piccole imprese, inoltre, sarebbe necessaria una semplificazione del Piano Casa, che consentirebbe di sfruttarne a pieno le potenzialità. Sempre a livello regionale, riteniamo necessario che il nuovo Piano Territoriale sia uno strumento di sviluppo, che possa accogliere le indicazioni tecniche degli addetti ai lavori. Da parte del nuovo governo, infine, auspichiamo un prolungamento delle detrazioni del 50% per i lavori di manutenzione e di efficientamento energetico in scadenza il prossimo 30 giugno, una misura di immediato impatto sull’attività dei piccoli imprenditori” conclude Grasso.

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