Il latte lo dava al gatto, lo yogurt al topo e, al grido di ”te m’hai provocato, io me te magno”, addentava col massimo gusto un enorme piatto di spaghetti. Viene
in mente l’Alberto Sordi di ‘Un americano a Roma’ a guardare il risultato di un sondaggio della Coldiretti, secondo cui, complice la crisi ma anche le nuove e piu’ salutari abitudini alimentari, spaghetti e compagnia resistono a tutto e sostituiscono il pasto completo per il 32% degli italiani: solo il 18% dichiara di consumare ancora primo, secondo, contorno e frutta, mentre il 9% si limita a un panino.
La pasta e’ buona e non costa molto, quindi nulla di strano che in Italia nel 2012 ne siano state consumate oltre 1,5 milioni di tonnellate, per un controvalore di 2,8 miliardi di euro, con gli acquisti da parte delle famiglie che sono cresciuti dell’1,1%. Il nostro paese detiene ovviamente anche il primato mondiale di consumo pro-capite, con 26 kg a persona. A pesare sull’abbandono del pasto completo, comunque, non ci sono solo motivi di carattere economico: contano molto anche i ritmi di lavoro, che impediscono di dedicare troppo tempo al pasto, e l’aspetto salutistico, con quasi 17 milioni di italiani che dichiarano di seguire una dieta.
Secondo l’indagine Coldiretti/Censis, infatti, sono 7,7 milioni gli italiani che si portano al lavoro il cibo preparato in casa e di questi sono oltre 3,7 milioni a dichiarare di farlo regolarmente. Non solo: la distanza tra l’abitazione ed il luogo di lavoro ed una diversa distribuzione degli orari hanno spinto molti italiani a mangiare fuori casa ma hanno anche favorito la destrutturazione dei pasti. Ecco quindi che quasi un italiano su dieci (il 9%) si limita a un veloce panino, mentre uno su quattro (il 24%) se la prende un po’ piu’ comoda e mangia un secondo con un contorno. Il 4%, infine, digiuna.
Nessun lavoro e nessuna dieta, pero’, possono mettere in discussione la tanto amata pasta. E nemmeno i prezzi in salita.
Dall’ultimo focus dell’Istat dedicato ai cereali emerge infatti che i rincari di pane e pasta negli ultimi 5 anni sono stati piu’ o meno doppi rispetto ai ritmi dell’inflazione. Il dato, relativo a settembre 2012, indica che rispetto allo stesso mese del 2007 l’aumento della pasta di semola di grano duro e’ stato del 36,6%. Nello stesso periodo gli indici dei prezzi al consumo per l’intera collettivita’ nazionale registrano invece un aumento del 14%