Genova. L’eco della manifestazione “CasiNo”, la mobilitazione promossa da Don Gallo venerdì scorso che ha portato un migliaio di genovesi in strada per protestare contro l’inaugurazione della Slot House ex Bailamme di Pegli (bloccata poi in extremis da Tursi la sera prima), è arrivata oggi in Aula Rossa con un articolo 54 bipartisan a firma dei consiglieri, Franco De Benedictis (Diritti e Libertà) e Lilli Lauro (Pdl).
Entrambi hanno chiesto chiarimenti sull’iter che ha portato la Giunta a stoppare l’inaugurazione (non la presunta apertura della Sala Giochi), nonché i prossimi passi per affrontare il fenomeno dilagante e preoccupante della proliferazione sul territorio.
Per fare chiarezza, con il termine sala gioco si indicano due tipologie distinte: quella pubblica disciplinata dall’art 87 del TU in materia sicurezza, (nel genovese ne esiste solo una nel centro commerciale Fiumara), e quella non pubblica, le così dette video lottery, che prevedono la concessione del monopolio e il rilascio licenza dal questore. L’unico potere nelle mani del Comune è “una competenza residuale in ordine di offerta sull’impatto del territorio e delle fasce deboli”, ha spiegato l’assessore alla Legalità Elena Fiorini.
Poi c’è stata la legge regionale emanata nell’aprile scorso. Che però “non distingueva fra le due tipologie”, a cui è seguita una richesta chiarimenti arrivata in due tempi. “Una legge regionale in cui gli ambiti applicativi non erano chiari – ha sottolineato Fiorini – A questo si deve aggiungere una giurisprudenza dei Tar che ha limitato i poteri di interferenza comunale, sulla base delle norme comunali e regionali, rispetto al Puc e alla tutela fasce deboli”.
Se una serie di sentenze precedenti ha di fatto condannato i Comuni, il primo riferimento positivo è la recentissima sentenza del 24 gennaio scorso in cui il Tar Liguria ha considerato legittima l’inibitoria del Comune di Recco nei confronti di una sala giochi. Una “materia fluida con giurisprudenza contrastante, è su questo che si va a innescare l’iniziativa comunale per fronteggiare e combattere la diffusione delle sale gioco e il fenomeno della ludopatia”, ha ricordato Fiorini.
Ma cosa è successo a Pegli? “E’ accaduto che un soggetto che aveva chiesto e ottenuto l’autorizzazione questorile, ha iniziato a fare operazioni che non poteva”, ha sintetizzato l’assessore Francesco Oddone. Ovvero: non aveva mai chiesto l’autorizzazione comunale “che ci avrebbe consentito di fare verifiche”, ha ricordato l’assessore, mentre era in atto una procedura sanatoria relativa a abusi non conclusa. “Di punto in bianco di fronte a questa sbandierata inaugurazione, abbiamo posto la determinazione giudiziale per i mancati passaggi”.
A questo punto Tursi punta su un ulteriore passo avanti: “Grazie alla sentenza del Tar a breve sarà pronto un regolamento comunale, basato sulla legge regionale, che consenta di frapporre ostacoli all’apertura di nuove sale – ha sottolineato Oddone – la questione non si risolve certo qui, sono necessari una campagna sociale per giovani e fasce deboli, e un’azione in sede di Anci per fare fronte comune per un cambiamento della normativa nazionale. Se non cambia quella noi abbiamo limitatissimi poteri, aldilà della legge regionale e del Tar Liguria”, ha concluso Oddone.