Genova. Innovazione, ricerca, svluppo e lavoro. Ne ha parlato questa mattina a Genova il Pd, nell’ambito di un’iniziativa nazionale. Tra i relatori c’era il rettore dell’Università di Genova Giacomo Deferrari. “I rapporti tra Università e imprese sono già molto buoni, così come con Regione e Confindustria. Poi abbiamo numerosi assegni di ricerca che sono stati gestiti da enti pubblici e privati, intensivi rapporti con enti di ricerca e abbiamo lavorato molto per migliorare i corsi professionalizzanti”.
Ovviamente Erzelli potrebbe essere un volano indispensabile per consolidare ulteriormente questi rapporti: “Certamente stiamo lavorando, sia con privati che pubblici, per organizzare Erzelli che è uno dei punti importanti per noi. I tempi sono ormai molto brevi perché stiamo andando veloci e stiamo sicuramente velocizzando i tempi. Avevamo bisogno di alcune sicurezze giuridiche in più e queste arrivano piano e piano e quindi cercheremo di fare presto, molto presto.
“I motivi della lentezza sono stati tanti, in primis che non quadravano i conti, essendoci adesso qualche spiraglio allora bisogna concludere tenendo conto dell’aspetto giuridico e poi quello logistico. Su quest’ultimo aspetto le cose si stanno muovendo abbastanza bene: è stata fatta una commissione in Regione e quindi si lavora in un’atmosfera molto positiva. Dopo gli sfoghi di quest’estate sono sicuro che ora si possa concludere tutto per il meglio o almeno lo speriamo”.
Fondamentale per rilanciare la ricerca saranno poi le scelte del nuovo Governo “I Governi da almeno 20 anni dell’università e delle ricerca se ne sono sempre fregati, chi più chi meno. L’ultimo Governo Berlusconi ha dato grandi colpi, che sono stati ancora più sentiti e gravi perché c’era già una situazione difficile che durava ormai da tempo. Siamo dal punto di vista dei finanziamenti per l’università, per l’educazione e per la ricerca praticamente all’ultimo posto dell’Europa. E’ vergognoso e dobbiamo assolutamente portare il nuovo Governo a cambiare la situazione. Un dato terribile: lo Stato italiano spende l’1,7% per l’Università sul totale delle spese. Negli altri Paesi tutti sono al di sopra del 2% della spesa pubblica. Quando si fa questo calcolo si prescinde dallo stato economico del Paese. Noi spendiamo ‘x’ per la spesa pubblica e per l’Università spendiamo meno del 2% di quella cifra. Noi continuiamo a dire che dobbiamo arrivare almeno al 2%, sarebbe comunque qualche miliardo di euro in più che non farebbe male”