Politica

Anci Liguria: “Patto di stabilità e Tares rischiano di bloccare i Comuni”

pierluigi vinai

Genova. Il 2013 porta due importanti novità per i Comuni: l’entrata in vigore del Patto di Stabilità per i Comuni con una popolazione compresa tra i 1.000 e i 5.000 abitanti e la nuova normativa sulla TARES, il tributo che da quest’anno sostituisce TARSU e TIA.

Si tratta di due temi che incidono concretamente sull’attività quotidiana dei Comuni. Per questo ANCI Liguria ha organizzato per venerdì 22 febbraio alle ore 10.00 presso la Sala del Munizioniere di Palazzo Ducale a Genova una giornata di approfondimento aperta a tutti gli amministratori liguri.

Il seminario, dal titolo, “Il Patto di stabilità nei piccoli comuni e la Tares”, nasce con l’obiettivo di confrontarsi sui principali problemi riscontrati in queste settimane in relazione all’applicazione del Patto di Stabilità e fare il punto sullo stato di avanzamento della normativa relativa alla TARES.

Parteciperanno all’incontro il Presidente di ANCI Liguria Marco Doria, il Presidente della Commissione Finanza Locale di ANCI e Sindaco di Andora Franco Floris, il Coordinatore Piccoli Comuni ANCI Liguria Antonino Oliveri, Paolo Leonardi di ANCI Emilia Romagna, Gian Lorenzo Boracchia, Dirigente Risorse Finanziarie della Regione Liguria e l’esperto di finanza pubblica e tributi Pietro Piciocchi.

Come afferma il segretario di ANCI Liguria Pierluigi Vinai, che modererà l’incontro, “il momento è davvero delicato. I Comuni si sono trovati con il nuovo anno ad affrontare una serie di cambiamenti che hanno oggettiva difficoltà a gestire. Con le dimissioni del Governo e la campagna elettorale in corso i Comuni si trovano oggi in una situazione di stallo in attesa che il nuovo Parlamento riporti il loro futuro al centro del dibattito politico”.

Il Patto di Stabilità per i piccoli comuni: difficoltà a realizzare investimenti e a procedere con la gestione associata delle funzioni

E’ entrata in vigore il primo gennaio 2013 la norma che prevede l’estensione del Patto di Stabilità ai Comuni con popolazione compresa tra i 1.000 e i 5.000 abitanti.

Si tratta di un cambiamento senza precedenti: in Italia, infatti, ci sono oltre 3.700 Comuni con popolazione compresa tra 1.000 e 5.000 abitanti, cioè il 46% degli oltre 8.000 Comuni italiani.

In Liguria 183 Comuni su 235 hanno una popolazione inferiore ai 5.000 abitanti (il 78% con 240.000 residenti circa) e 84, il 35,7%, sono soggetti al nuovo Patto di Stabilità.

Questi ultimi stanno sperimentando in queste settimane le conseguenze della nuova normativa scoprendo giorno dopo giorno limiti e problemi che rischiano concretamente di bloccare la loro attività.

Un esempio concreto: alcuni di questi Comuni hanno ottenuto negli scorsi mesi un contributo regionale per coprire gli interessi passivi dei mutui contratti per realizzare impianti sportivi. Ma il nuovo Patto di Stabilità impedisce ai Comuni di accendere mutui il che comporta la perdita dei contributi. Ciò significa bloccare investimenti importanti che consentirebbero di portare occupazione sul territorio e, soprattutto, di offrire nuovi spazi e servizi ai cittadini.

Una situazione ulteriormente complicata dalla necessità di attuare le rigorose norme fissate dalla spending review sulla gestione associata delle funzioni, tra cui catasto, pianificazione urbanistica ed edilizia, raccolta e smaltimento rifiuti, edilizia scolastica, ecc.

Altro grave problema riguarda gli interventi di prevenzione del territorio: si tratta di attività fondamentali per garantire la sicurezza dei cittadini e prevenire catastrofi come le ultime alluvioni, per i quali ANCI aveva chiesto, inutilmente, al Governo l’esclusione dal Patto di Stabilità.

Dal 2013 la TARES sostituisce le tasse o tariffe sui rifiuti, TARSU e TIA, superando così la pluralità di dispositivi presenti e andando incontro alle eccezioni sollevate dalla Corte Costituzionale in merito alla natura tributaria della TIA.

Nel dare applicazione alla nuova normativa il Governo ha però deciso di posticipare il pagamento della TARES a luglio: i Comuni dovrebbero, dunque, anticipare alle aziende che erogano il servizio il pagamento, andando incontro a gravi problemi di liquidità le cui conseguenze sono ancora da valutare.

Problemi aggravati dalle difficoltà applicative che la nuova normativa pone – tra cui, per esempio, l’individuazione della superficie catastale come base di riferimento per il calcolo del tributo e le disposizioni relative alla gestione e alla riscossione – in un periodo (vedi Patto di Stabilità) già molto complesso.

Infine, non essendo ancora stati emanati i relativi regolamenti attuativi, non è possibile valutare con certezza il peso del nuovo contributo sui cittadini, già pesantemente colpiti dall’introduzione dell’IMU, e sulle imprese.

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