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Intervista ad Alessandro Palagi, presidente del comitato organizzatore del Torneo di Viareggio che ha sangue arenzanese

Alessandro Palagi

Arenzano. Non sono pochi i figli illustri di Arenzano nel mondo. Di alcuni le origini sono note, di altri forse meno. Ad esempio, non tutti sanno che Alessandro Palagi, presidente del C.G.C. (Comitato Giovani Calciatori) che organizza il Torneo di Viareggio, autentica Coppa dei Campioni per squadre giovanili, ha nel suo DNA un 50% di cromosomi arenzanesi.

Ad inizio anni ’40, durante la guerra, il papà Fabio – viareggino verace – è militare di leva di stanza ad Arenzano, in un battaglione insediato nella Villa Rodacanachi e – complice il destino – si innamora, contraccambiato, di una ragazzina della zona, Maria, “du Bernardu de Casasse” di ataviche origini arenzanesi testimoniate dal cognome Chiossone. Parteciperà poi alla guerra di liberazione (che vedrà Genova prima città del nord Italia da cui i tedeschi si ritireranno), prima di tornare in Versilia con la sua Maria.

Alessandro Palagi cresce quindi a Viareggio, con la passione per due sport: hockey a rotelle e football. Ma che legame c’è fra due giochi così diversi? Beh, anche in questo caso non tutti sono a conoscenza del fatto che chi (dal febbraio del lontano 1948) organizza – in concomitanza col famoso Carnevale – il Torneo di Viareggio è una polisportiva, la cui attività primaria (oltre a pallavolo, atletica, scuola calcio e basket) è l’hochey su pista! E la squadra viareggina primeggia in questo sport, tanto da aver vinto nell’annata 2010/11 sia il Campionato Italiano che la Coppa Italia, una “doppietta” (per tornare al football) degna della Juventus (di cui ha tra l’altro gli stessi colori) e, guarda caso, il figlio Nicola Palagi ne è stato per anni (prima del ritiro nello scorso settembre) lo storico capitano.

Ma oggi parliamo di calcio. La Coppa Carnevale incombe e l’interesse dei “media” è rivolto alla 65ª edizione del torneo, che, dall’11 al 25 febbraio, vedrà 48 squadre di tutti i continenti disputarsi l’ambita vittoria finale, ma soprattutto consentirà a molti giovani calciatori, italiani e stranieri, di sfruttare questo trampolino di lancio per mettersi in mostra, come è successo in passato a tanti. Un elenco impressionante, facilmente consultabile sul sito del torneo, quello dei campioni che hanno calcato da ragazzini l’erba del campo “Torquato Bresciani” nella Pineta di Viareggio, non per niente denominato lo “Stadio dei Pini”.

Ed allora chiediamo al Presidente Palagi come è riuscito ad ottenere la partecipazione di squadre australiane, africane, americane e perfino dell’Uzbekistan e quali sforzi organizzativi siano necessari per l’assistenza logistica di gruppi così eterogenei. “Il torneo di Viareggio – spiega Palagi -, oltre che un confronto fra scuole calcistiche diverse, vuole essere anche un momento di incontro fra giovani con culture e religioni diverse, nella speranza di dar vita a nuove amicizie. Uno dei nostri obiettivi, in fase organizzativa, è quindi quello di portare in Versilia squadre che rappresentino i cinque continenti e questo è possibile solo in virtù delle amicizie e conoscenze che vantiamo in tutto il mondo e della stima acquisita. Va da sé che quello che, agli occhi esterni, sembra di semplice esecuzione, richiede un anno di impegno e di tempo ‘rubato’ alle nostre famiglie. E’ davvero una passione innata quella dei volontari del Centro Giovani Calciatori, che si tramanda ormai da 65 anni e che ci consente di ‘tenere sempre accesi i motori’ della macchina organizzatrice”.

Qual è il coinvolgimento della città, alle prese anche con la preparazione per le sfilate dei carri del Carnevale, altro evento clou per la bella cittadina della Versilia, che risale addirittura al 1873? “Il Torneo è un fiore all’occhiello per la città e – svolgendosi in un periodo magico (appunto quello di Carnevale) – consente di assistere ad un mix speciale, quando sui viali a mare si svolge la sfilata del carri allegorici ed i colori delle tute dei calciatori dei vari team partecipanti si fondono con quelli delle maschere, dando una piacevole sensazione di spensieratezza e di qualcosa che non invecchia mai! In concreto, la Coppa – con le sue trentamila presenze negli alberghi della costa, le 19 partite trasmesse in diretta su RaiSport, gli articoli giornalieri degli inviati delle testate sportive – rappresenta una vera e propria ‘boccata d’ossigeno’ per la nostra città, ma soprattutto un importante veicolo d’immagine non solo in Italia, ma in tutto il mondo”.

Cosa ne pensa dell’idea di alcuni presidenti della Serie A di sostituire il Campionato Primavera, con uno riservato ai giocatori delle rose non utilizzati in prima squadra, in definitiva un Campionato Riserve? Sarebbe un vantaggio per i giovani promettenti che potrebbero esprimersi a fianco di giocatori più “scafati” od invece diventerebbe un’ulteriore compromissione di spazi per loro?. “Penso che i giovani calciatori debbano crescere e giocare nelle proprie categorie. Poi è ovvio che quelli precoci ed in possesso di grandi qualità devono essere portati nelle rose delle prime squadre, ma soprattutto giocare! Sarebbe un errore madornale istituire un secondo campionato di ‘parcheggio’ solo per scopiazzare dai vicini di banco!”.

L’attuale crisi economica, che se non altro sta frenando la corsa all’acquisto di giocatori stranieri dai folli costi, troverà magari un risvolto positivo nella costrizione al lancio di ‘virgulti’ nostrani?. “Probabilmente questa crisi non lascerà più nulla come prima, persino nel modo di pensare. Spero serva almeno a far capire che i giovani devono essere impiegati, non perché costano di meno, ma semplicemente per le garanzie che offrono per via di ciò che mettono in campo: voglia, forza, intelligenza e soprattutto entusiasmo, quello che manca a chi ha imbruttito questo mondo”.

Qual è l’importanza delle scuole calcio? Sono in antitesi con il lavoro dei vivai delle squadre professionistiche od invece ne anticipano e predispongono il lavoro di formazione? Non sarebbero quindi opportuni adeguati aiuti da parte del mondo “prof”?. “Hanno una valenza strategica, specialmente a livello periferico. Ai miei tempi s’imparava a giocare a calcio in mezzo alle strade, nelle piazzette cittadine o tutt’al più nei campetti d’oratorio. Si imparavano da soli i fondamentali, con la palla contro il muro della chiesa, oggi non è più possibile. Servono scuole calcio, ove i genitori siano tranquilli nel lasciare i loro bimbi, ma non si può prescindere dalla presenza di ‘maestri del calcio’ (per i fondamentali) e di impianti sportivi adeguati. E qui casca l’asino o meglio il ‘miccio’, come diciamo a Viareggio! Lo sport dovrebbe essere considerato un’ importante materia di formazione per i giovani e quindi ogni città (o meglio ogni paese) necessiterebbe di impianti sufficienti a facilitare l’avviamento allo sport (non solo al calcio), fornendo la possibilità di formazione, sia atletica che morale, ai giovani”.

E’ un’utopia? Personalmente riteniamo encomiabili i valori su cui poggia Alessandro Palagi! Ad maiora, Presidente!

Claudio Nucci

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