Genova. E’ ancora bufera sulle candidature presentate dalla lista Rivoluzione civile di Antonio Ingroia. Dopo le polemiche sulle dichiarazioni dell’ex pm di Palermo, che avrebbe definito “comprensibile” la solidarietà con i poliziotti condannati dalla Diaz, precisando però che “la legge va applicata anche nei confronti degli uomini migliori“, ora sono alcuni candidati a riaccendere la polemica relativa al G8 di Genova. La prima patata bollente è saltata fuori ieri, dopo che è stata ufficializzata la candidatura di Claudio Giardullo, poliziotto e segretario nazionale del Silp, noto per essersi espresso contro l’introduzione del reato di tortura in Italia e contro i caschi identificativi per le forze dell’ordine.
Ma oggi è un altro candidato a suscitare mal di pancia a sinistra: si tratta di Luigi Li Gotti, avvocato ed ex sottosegretario alla Giustizia dell’Idv (ma in passato militava in An), noto per aver difeso parecchi pentiti di mafia ma anche per essere stato il primo difensore dell’ormai ex capo dello Sco Francesco Gratteri nel processo per le violenze alla scuola Diaz. Li Gotti lasciò la difesa di Gratteri a metà del 2006, per incompatibilità con l’incarico di sottosegretario alla Giustizia, ma il 6 luglio 2012, immediatamente dopo la sentenza Diaz, non ha mancato di continuare a difendere sul suo blog l'”amico” Gratteri, appena condannato in via definitiva dalla Cassazione per falso e calunnia, definendo fra l’altro la sentenza della Suprema Corte una “matrioska giudiziaria”. Li Gotti è stato scelto da Ingroia come capolista al Senato in Sicilia.
Su twitter i commenti scandalizzati si stanno moltiplicando, ma anche fuori dalla “rete” le perplessità non sono poche. Haidi Giuliani, la mamma di Carlo che a Ingroia aveva alcuni giorni fa scritto una lettera aperta proprio per chiedere che nel programma di Rivoluzione civile venissero accolte alcune istanze relative alla necessità di una diversa gestione dell’ordine pubblico (no ai gas cs, caschi di riconoscimento, sì al reato di tortura) non commenta nel dettaglio le candidature ma garantisce che “queste battaglie verranno portate avanti, perché quello che accadde a Genova non si verifichi più”. Sulla lista, il commento è disincantato: “Dobbiamo fare i conti con la realtà perché non c’erano alternative, in pochi mesi Camibare si può non è stata in grado di costruire da sola un’alternativa a sinistra. Ora ciò che conta è tirare fuori il meglio da queste candidature, valorizzando quelle che consideriamo valide, e cominciare a lavorare a un’alternativa vera”.
Anche Antonio Bruno, del Comitato Verità e Giustizia, preferisce non commentare i candidati più criticati: “Ci sono alcune candidature ottime, come quella di Alberto Lucarelli e di Ilaria Cucchi e altre che non condivido Per il resto – assicura Bruno – non faremo sconti a nessuno: vogliamo l’introduzione in Italia del reato di tortura”.