Genova. Al ritorno dopo la pausa delle vacanze natalizie, chi insegna nella scuola statale ha trovato molti colleghi nuovi e ne ha perso altri con cui ha condiviso la prima parte del percorso didattico nell’anno scolastico in corso.
“Le classi si sono ritrovate con insegnanti nuovi, anch’essi di qualità e buone capacità; dovranno quindi ricominciare e capire come intendersi. Dobbiamo spiegare cosa è successo. Nella scuola statale queste cose non sono nuove, ma quest’anno il fenomeno è piuttosto evidente – spiegano Carla Bianchi e Roberto Pardini (docenti scuola statale, movimento docenti autoconvocati Genova, circolo PRC Centro Storico Genova) – I supplenti temporanei sono stati nominati pescando dalle graduatorie di Istituto o di circolo; sono insegnanti inseriti per lo più in quella che si definisce terza fascia”.
“Dopo le nomine del provveditorato (in teoria da tenersi ad agosto, ma quest’anno slittate a metà settembre quando la scuola era iniziata da una settimana) le scuole riempiono i buchi di organico con gli insegnanti presenti nelle loro graduatorie – proseguono – Purtroppo quest’anno le graduatorie d’Istituto dovevano essere rinnovate e da ottobre i docenti sono stati nominati con la dicitura ‘fino ad avente diritto'”.
I due docenti spiegano che il linguaggio burocratico nasconde il fatto che il ritardo con cui lo Stato ha provveduto ad aggiornare le graduatorie ha causato enormi disagi: le nomine andavano rifatte a breve in base a nuove graduatorie.
“Questo ha creato un dramma innanzitutto per i docenti che hanno perso il posto, in secondo luogo un disagio per le famiglie e gli studenti. Siccome non è possibile pensare che dietro tutto questo ci siano delle menti perverse è opportuno chiedersi come siano possibili queste disfunzioni. Non crediamo nei destini infelici e magari proviamo a vedere gli effetti dei tagli al personale anche nei confronti dei provveditorati agli studi. Si chiamano in gergo tecnico razionalizzazioni”.
“In realtà dove prima 20 o 30 persone lavoravano per garantire l’avvio regolare dell’anno scolastico, ora sono rimasti in cinque – spiegano ancora – Il problema forse è ancora più complesso. Un sistema dell’istruzione serio non può permettersi di avere un così alto numero di precari. Eppure si continua a sfornare alzate di ingegno (tipo il concorso truffa) che hanno come unico scopo quello di mettere i lavoratori in contrasto tra loro”.
Secondo i due rappresentanti, tutto questo è una tremenda mannaia verso i lavoratori più deboli della scuola ed è un grave danno per la didattica e le famiglie.
“Significa lavorare incessantemente per la distruzione definitiva della scuola pubblica e statale. In prospettiva significa marciare verso un sistema di istruzione privato a cui tra l’altro governi ed enti locali di centrodestra e centrosinistra continuano a fornire finanziamenti e aiuti. Glielo chiede l’Europa, sostengono”, concludono.