Economia

Genova, la crisi si aggrava. Cgil: “Per guardare al futuro Erzelli, porto e infrastrutture”

porto di genova

Genova. La crisi non rallenta, anzi si aggrava. I principali indicatori elaborati dall’Ufficio Economico della Cgil rappresentano ancora una volta una situazione dell’economia ligure a tinte fosche. Dall’inizio della crisi ossia dal 2008, la Liguria ha perso circa 17 mila posti di lavoro, di cui 11 mila nei primi nove mesi del 2012. I dati convenzionali Istat sui disoccupati rilevano in 53 mila le unità in cerca di lavoro registrate nei primi tre trimestri 2012.

Secondo le stime Cgil però le persone in cerca di lavoro in Liguria sarebbero almeno il doppio, candidando di diritto il 2012 ad essere uno degli anni più neri degli ultimi decenni. Il tasso medio di disoccupazione censito dall’ISTAT in Liguria nei primi nove mesi del 2012 si attesta all’8,1 per cento, rispetto al 6 per cento dell’analogo periodo 2011 registrando un aumento di oltre due punti percentuali. Secondo Bruno Spagnoletti dell’Ufficio Economico però “Rielaborando il dato ISTAT e considerando gli “scoraggiati”, i giovani non inseriti in percorsi di formazione o lavoro e i lavoratori in cassa integrazione e mobilità, il tasso “reale” di disoccupazione salirebbe oltre il 14 per cento; siamo insomma ancora all’interno di una pesante recessione e non si intravedono, sino a tutto il 2013 segnali di inversione di tendenza”.

Anche il dato del PIL non è confortante: la Liguria non è riuscita a cogliere la mini – ripresa del 2010/2011 e vive una fase “ininterrotta” di stagnazione-recessione da oltre cinque lunghi anni. Nel 2013 non cambierà la tendenza recessiva ed è prevista una contrazione del PIL del – 0,6 per cento contro il – 0,4 del nord ovest e il – 0,5 del sistema Italia.

I dati sui settori economici presentano significative criticità: perde colpi il sistema manifatturiero dell’industria ligure, si aggrava la crisi dell’edilizia e il sistema industriale dell’artigianato ligure vede moltiplicarsi le aree di sofferenza in particolare nei comparti dell’edilizia – costruzioni e dei servizi per le imprese; inoltre la Liguria si colloca ai primi posti della graduatoria nazionale per quanto riguarda le procedure fallimentari: la percentuale tra il 2008 e il 2012 è aumentata del 45 per cento.

Per Spagnoletti “I dati licenziati dall’ISTAT sulle Esportazioni delle Regioni Italiane nel secondo e terzo trimestre 2012, confermano il cambiamento negativo di ciclo per la nostra Regione e affermano una nuova preoccupante criticità. Nei primi 10 mesi del 2012 la variazione percentuale delle esportazioni registra un aumento del 3,5 del Sistema Paese, del 3,4  dell’Italia Nord-occidentale e di un marginale uno per cento per la Liguria. La Liguria – quindi – evidenzia tassi di aumento delle esportazioni nettamente inferiori alla media nazionale e si colloca al 13° posto nella graduatoria delle 21 Regioni italiane, dove la performance dell’1 per cento ligure è il risultato di una pesante contrazione verso i paesi UE (3,9 per cento) e di una positiva variazione verso i Paesi extra – UE (5,5 per cento)”.

Continua invece il progressivo recupero dei traffici portuali della Liguria soprattutto nella filiera specializzata dei container mentre si registra una contrazione nella movimentazione del livello complessivo delle merci che risentono della riduzione dei traffici “dedicati” all’industria. Va sottolineato come la dinamica di recupero dei traffici non recuperi l’occupazione persa in questi anni.

È Federico Vesigna, neo segretario generale della Cgil Liguria a tracciare le priorità legate allo sviluppo e al futuro dell’economia ligure “Oggi l’industria pesa solo per l’11 per cento sul valore aggiunto dell’economia regionale. Negli anni la crescita del settore terziario ha consentito di ammortizzare l’emorragia dell’occupazione industriale, ma questo processo, con la contrazione dei consumi e l’inasprirsi della crisi, oggi è arrivato al capolinea. Le vicende Ilva e Finmeccanica sono paradigmatiche di un atteggiamento del governo che non è stato in grado di affrontare la crisi in termini di sviluppo e di crescita ma solo di risanamento dei conti e di spread. La mancanza di interventi rischia di portare a una vera e propria desertificazione del tessuto industriale, con relativa dispersione di un patrimonio che non è solo della nostra regione ma dell’intero paese. Per guardare al futuro dobbiamo concentrare i nostri sforzi sull’innovazione della filiera tecnologica. In questa direzione si muovono gli investimenti sui distretti tecnologici della regione. Ad esempio, quello sul Parco tecnologico di Erzelli, a Genova, ha l’obiettivo di mettere assieme università, centri di ricerca e aziende per creare un clima adatto a far crescere l’innovazione e la ricerca. Per ora manca all’appuntamento un passaggio determinante, che è il trasferimento dell’università, che ci auguriamo possa concretizzarsi a breve. Un altro elemento di ampio respiro è il sistema portuale, articolato su Savona, Genova e Spezia. Il traffico delle merci, in particolare quello dei container, è l’unico settore che non è in sofferenza. Rispetto ad altre realtà portuali scontiamo però la carenza di spazi e la difficoltà di convivere con la città alle spalle. Il potenziamento dei porti liguri non può pertanto prescindere da una adeguata dotazione infrastrutturale, dal terzo valico (che ci consente di collegare Genova al corridoio V), alla pontremolese, senza dimenticare la gronda. Inoltre la realizzazione delle opere infrastrutturali può risollevare le sorti di un settore in forte crisi, quello delle costruzioni.

E poi c’è il tema generale della messa in sicurezza del territorio e di come trasformare i problemi in opportunità di sviluppo per creare posti di lavoro. Altro tema di attualità è quello legato alla qualità e quantità dei servizi pubblici locali da cui dipende tanta parte delle possibilità di sviluppo in un territorio. Occorre avviare una riflessione sull’adeguatezza delle risorse per il trasporto pubblico locale promuovendo il radicale processo di riorganizzazione del sistema che deve partire dalla legge regionale sul bacino unico che è ancora ferma in Consiglio Regionale.

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