Liguria. In Liguria sono 15 le aziende confiscate fino ad oggi, molti di più i beni immobili. Se poi si parla di aziende poste sotto sequestro, secondo le stime della Commissione Antimafia, allora le cifre aumentano 10 volte di più arrivando a coinvolgere a livello nazionale circa 80 mila lavoratori.
Ecco perché “occorre ridare vita alle aziende sequestrate e confiscate, valorizzando lo straordinario potenziale che hanno in dotazione. Per questo è necessario costituire una banca dati nazionale che ne tuteli la posizione di mercato, sostenere il percorso di reinserimento dei lavoratori, favorire la riconversione e la ristrutturazione aziendale e agevolare l’emersione dei rapporti di lavoro irregolari”.
Oggi a Genova, nella Sala Liguria Spazio Aperto della Regione Liguria, è stata presentata la campagna nazionale “Io riattivo il lavoro” per la tutela di chi lavora nelle aziende confiscate alle mafie.
Una raccolta firme, proposta dalla Cgil, che, una volta raggiunta la quota necessaria di 50.000 firme, sarà depositata al prossimo Parlamento, con l’obiettivo di sollecitare le forze politiche per una rapida approvazione di una legge in tal senso.
“Occorre costituire un fondo nel quale far affluire i denari sottratti alle organizzazioni malavitose dal quale attingere per aiutare lo sviluppo di nuove attività ed è necessario estendere gli ammortizzatori sociali anche a quei lavoratori che si ritrovano senza lavoro – hanno spiegato gli organizzatori – Tra il sequestro e la confisca passano infatti circa otto anni, con conseguenze sul patrimonio aziendale e sulla collocazione di mercato. A livello nazionale si stima che circa il 90 per cento delle aziende sequestrate è destinato al fallimento”.
Durante la conferenza stampa è stato costituito il Comitato Provinciale composto ad oggi da Camera del Lavoro di Genova, Libera, Arci, Acli Liguria, Auser, Silp per la Cgil, Ficiesse, Legambiente.
Il Comitato si prefigge lo scopo di raccogliere le firme per la legge di iniziativa popolare per “garantire che i diritti di queste lavoratrici e di questi lavoratori vengano tutelati, e per contribuire a delineare una idea di sviluppo fondata sulla responsabilità sociale dell’impresa e sul ruolo attivo dello Stato per sfidare le mafie sul terreno economico e sociale oltre che su quello repressivo e culturale”. Il materiale della campagna così come i moduli per la raccolta firme possono essere scaricati al sito www.ioriattivoillavoro.it