Sel, il capogruppo Matteo Rossi in visita al carcere di Marassi: “Violati diritti fondamentali, intervenire subito”

carcere marassi

Genova. Questa mattina Matteo Rossi, caporguppo di Sinistra Ecologia Libertà, si è recato in visita alla Casa Circondariale di Marassi per verificare le condizioni in cui versa il carcere genovese. Con Lui anche il consigliere di SEL del Municipio Centro Est e responsabile del forum diritti Maurizio Galeazzo e l’assessore di SEL del Municipio Bassa Valbisagno David Burlando.

Già nei mesi scorsi Matteo Rossi aveva verificato la situazione di vita all’interno delle celle visitando più volte gli istituti penitenziari liguri: “Questa è la terza volta che faccio visita a Marassi. Lo sciopero della fame di Pannella ha riportato la giusta attenzione sulle disumane condizione dei detenutii. Come Sel ci battiamo da inizio legislatura per l’istituzione del Garante delle carceri, abbiamo presentato la proposta di legge insieme a Fds e Idv e credo sia giunto il momento di discuterla e approvarla!”

In questi anni la popolazione carceraria è aumentata anche a causa di leggi come la Fini-Giovanardi, dove non esistono distinzioni tra droghe leggere e pesanti, oltre a diminuirne il quantitativo per il quale si incorre in sanzioni penali, e la Bossi-Fini. Nei paesi dove alla reclusione si è preferita la rieducazione, garantendo il recupero della persona grazie all’inserimento nel mondo del lavoro la reiterazione del reato è molto diminuita. In Italia invece si continua ad ignorare questi dati preferendo la reclusione, creando un circolo vizioso.

“Garantire un percorso alternativo per i reati minori o dovuti al disagio sociale e personale, oltre che un segno di civiltà è un iniziativa di prevenzione nei confronti di tutta la società. Per farlo – conclude Rossi – serve coraggio da parte dell’istituzioni, pensando a della commutazioni di pena come per Sallusti; visto che in Italia la legge è uguale per tutti, bisognerebbe estendere questa possibilità ai detenuti per reati minori, trasformando la pena o in detenzione domiciliare o in lavori socialmente utili”.

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