Economia

Niente ferie, tagli su riscaldamento e carne. Istat: “Il 30% degli italiani è a rischio povertà”

Calorifero
Foto d'archivio

Aumentano le persone che non possono più permettersi una settimana di ferie, che risparmiano sul riscaldamento di casa, che fanno economia sulla carne a tavola. In sintesi il 28,4% degli italiani è a rischio povertà nel 2011 con un aumento rispetto al 2010 del 2,6%.

Più precisamente nel Report dell’Istat sui redditi e le condizioni di vita nel nostro paese nel 2011 si parla di rischio di povertà o esclusione sociale, secondo la definizione adottata nell’ambito della strategia Europa 2020. L’indicatore deriva dalla combinazione del rischio di poverta’ (calcolato sui redditi 2010), della severa deprivazione materiale e della bassa intensità di lavoro ed è definito come la quota di popolazione che sperimenta almeno una delle suddette condizioni.

Rispetto al 2010 l’indicatore cresce di 2,6 punti percentuali a causa dall’aumento della quota di persone a rischio di povertà (dal 18,2% al 19,6%) e di quelle che soffrono di severa deprivazione (dal 6,9% all’11,1%). Dopo l’aumento osservato tra il 2009 e il 2010, sostanzialmente stabile (10,5%) è la quota di persone che vivono in famiglie a bassa intensita’ di lavoro. Il rischio di poverta’ o esclusione sociale e’ piu’ elevato rispetto a quello medio europeo (24,2%), soprattutto per la componente della severa deprivazione (11,1% contro una media dell’8,8%) e del rischio di poverta’ (19,6% contro 16,9%), rileva l’Istat. Aumentano, rispetto al 2010, gli individui che vivono in famiglie che dichiarano di non potersi permettere, nell’anno, una settimana di ferie lontano da casa (dal 39,8% al 46,6%), che non hanno potuto riscaldare adeguatamente l’abitazione (dall’11,2% al 17,9%), che non riescono a sostenere spese impreviste di 800 euro (dal 33,3% al 38,5%) o che, se volessero, non potrebbero permettersi un pasto proteico adeguato ogni due giorni (dal 6,7% al 12,3%), continua l’Istat.

Il 19,4% delle persone residenti nel Mezzogiorno è gravemente deprivato, valore più che doppio rispetto al Centro (7,5%) e triplo rispetto al Nord (6,4%). Nel Sud l’8,5% delle persone senza alcun sintomo di deprivazione nel 2010 diventa gravemente deprivato nel 2011, contro appena l’1,7% nel Nord e il 3% nel Centro, aggiunge l’Istat. Le famiglie più esposte al rischio di deprivazione sono quelle piuùnumerose e/o con un basso numero di percettori di reddito. Si trovano piu’ spesso in condizioni di disagio le famiglie monoreddito, come gli anziani soli e i monogenitori, e quelle con tre o più figli minori. Le persone in famiglie a prevalente reddito da lavoro autonomo mostrano una minore diffusione della severa deprivazione di quelle sostenute dal lavoro dipendente o da pensioni; le famiglie di pensionati sono anche quelle che hanno mostrato i piu’ evidenti segnali di peggioramento tra il 2010 e il 2011, spiega l’Istat

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