Genova. C’è preoccupazione nello stabilimento Ilva di Cornigliano dopo la decisione del gip di Taranto Patrizia Todisco di confermare il sequestro dei rotoli di acciaio destinati a Genova, ovvero i prodotti finiti e semilavorati sequestrati il 26 novembre, restano bloccati sulle banchine di Taranto. “C’è preoccupazione e anche un po’ di rabbia – dice Bruno Manganaro della Fiom – perché con il decreto pensavamo che la situazione potesse ripartire, compatibilmente con le garanzie, fornite dal decreto stesso, di tutela ambientale, invece non è così”.
“I rotoli – dice Manganaro – non creano nessun danno dal punto di vista ambientale e così più che creare un danno all’azienda, si tengono sotto scatto i lavoratori”.
Lo stabilimento di Cornigliano ha lavoro ancora per una decina di giorni, mentre ce ne vorranno più di 20 perché nuovi rotoli siano prodotti a Taranto e imbarcati fino a Genova: “Ora dobbiamo sentire l’azienda per capire se è possibile trovare dei fondi di magazzino o simili in modo da prendere tempo perché a Taranto ne vengano prodotti dei nuovi. Vogliamo fortemente evitare che a Genova ci sia un ulteriore allargamento della cassa integrazione e faremo pressioni in questo senso”.
Il gip oggi, confermando la posizione della Procura di Taranto, ha detto che il divieto di retroattività della legge è “fondamentale valore di civiltà giuridica e principio generale dell’ordinamento”. Il giudice fa riferimento a quanto previsto dall’articolo 3 comma 3 del decreto legge sull’Ilva che dispone la reimmissione della società nel possesso dei beni “a decorrere dalla data di entrata in vigore” dello stesso provvedimento, il 3 dicembre scorso.