Genova. Per gli abitanti di via Bocciardo 1, fuori casa da oltre un anno a causa del crollo del cantiere adiacente aperto per la realizzazione di cento box interrati, oltre il danno è arrivata anche la beffa.
Per i paradossi della burocrazia normativa le sei famiglie sfollate di Borgoratti dovrebbero infatti pagare l’Imu sulla propria casa evacuata e con l’aliquota valida per la seconda casa, ovvero al 10,6%, senza poter applicare le detrazioni possibili applicate alla prima abitazione.
La legge come con la precedente Ici prevede infatti l’abbattimento del 50% previsto per gli immobili inagibili e non un’esenzione totale. Il 30 novembre gli abitanti di via Bocciardo hanno quindi scoperto che l’abbattimento sussiste, ma “gli immobili inagibili non possono essere abitazione principale, quindi in questo caso l’aliquota da applicare sarà del 10,6%” e non, quindi, del 5% anche per chi, in quello stabile, aveva la propria prima casa.
Da qui l’interrogazione presentata oggi in Aula Rossa dal consigliere Pd, Paolo Gozzi contro “la distorsione e l’iniquità di tale sistema”, a cui ha risposto l’assessore al Bilancio, Franco Miceli.
Miceli ha confermato che, la normativa esigente, con un’interpretazione già consolidata ai tempi dell’Ici, andrebbe a confermare “questo risultato così distorto”. Tuttavia la Giunta, dal momento che lo sgombero dipende da un provvedimento dell’amministrazione stessa, intende forzare l’interpretazione e chiedere l’aliquota sulla prima casa.
Ciò comporta, oltre all’abbattimento del 50% previsto dalla normativa nazionale per gli immobili inagibili, anche l’applicabilità delle detrazioni previste dalla legge, abbattendo significativamente la quota.
“Ci riserviamo – ha poi concluso Miceli – di proporre al Ministero un apposito quesito per porre a livello nazionale la questione, e correggere questa stortura per gli anni a venire”.