Genova. In merito ai provvedimenti restrittivi che hanno raggiunto i due tecnici della controllata Genova Reti Gas, nell’ambito di un’inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza di Genova per vicende legate agli appalti, Iren si dice fiduciosa “che l’operato della magistratura porterà a un pieno accertamento della realtà dei fatti”.
La società “dichiara di aver sempre agito nel rispetto delle norme vigenti per quanto riguarda la sicurezza della gestione del servizio e la vigilanza nel confronti delle ditte appaltatrici per il rispetto dei contratti, dei relativi capitolati e delle norme applicabili”.
In particolare la società si è dotata di un modello di organizzazione e gestione della responsabilità amministrativa finalizzato alla prevenzione dei reati in conformità con quanto previsto dal D. Lgs. 231/01 dando allo stesso concreta ed effettiva applicazione.
Iren sottolinea inoltre “di non aver ottenuto alcun vantaggio dai fatti oggetto di indagine, e, se gli stessi risultassero provati, sarebbe anzi parte lesa. La società ha ritenuto pertanto opportuno nominare un legale di fiducia per tutelare i propri interessi”.
Si chiama “Subasfalto” ed ha portato all’arresto di sette persone, di cui due agli arresti domiciliari. Si tratta di un’operazione diretta dalla Procura della Repubblica di Genova ed eseguita dalla Guardia di Finanza, in materia di appalti pubblici, del valore complessivo di circa 5 milioni di euro, riguardanti il “rinnovamento, potenziamento, ampliamento e manutenzione degli impianti del gas” nel genovese, affidati a due imprese del settore.
Le attività di indagine hanno consentito di accertare che i lavori appaltati venivano sistematicamente effettuati in modo difforme dalle norme contrattuali e dei capitolati tecnici, non rispettando le prescrizioni sui materiali da utilizzare per colmare i tracciati scavati del terreno e chiudendo la copertura con strati di asfalto di spessore inferiore a quello stabilito nei regolamenti comunali.
Inoltre alcuni funzionari della stazione appaltante, ente a partecipazione pubblica, avevano ricevuto in diverse occasioni compensi di vario genere (buoni benzina, viaggio), da esponenti delle ditte appaltatrici, per agevolare l’esecuzione irregolare dei lavori non effettuando i dovuti controlli.
Le denunce sono state alla fine 38, mentre le numerose operazioni di perquisizione e di esecuzione delle misure cautelari hanno richiesto un impiego complessivo di 140 militari del Corpo.