Genova. Genova come Roma, con i lavoratori a presidiare il palazzo del Governo. Era questo l’intento dei lavoratori genovesi dell’Ilva, dopo una giornata lunga e concitata, partita, per alcuni, stamani all’alba in pullman alla volta della capitale, e per altri, doverse centinaia, in presidio davanti al simbolo genovese del Governo, la Prefettura di via Roma.
Ore di attesa e di informazioni frammentarie. Poi nel tardo pomeriggio il comunicato che rimanda tutto al giorno dopo: il decreto salva Ilva, così come è stato ribattezzato, secondo quanto dichiarato dal Premier Monti, approderà domani venerdì 30 novembre in consiglio dei ministri. La rabbia, tra preoccupazione e paura, monta sia fuori da Palazzo Chigi, con i lavoratori a insultare i politici, sia a Genova, dove a seguito delle notizie che giungevano incomplete, i metalmeccanici avrebbero voluto occupare la prefettura, ma sono stati respinti dalla polizia. Ne è nata una collutazione e un operaio colpito alla testa da un manganello è stato trasportato al Galliera.
“Evidentemente nel palazzo del Governo si può entrare un giorno sì e uno no – ha commentato Bruno Manganaro della Fiom, in presidio con i lavoratori dal primo pomeriggio – Abbiamo ricevuto le notizie da un comunicato stampa, non sappiamo niente di concreto, continueremo a manifestare finché non conosceremo nel dettaglio il contenuto del decreto”.
Sciolto il presidio davanti alla Prefettura, domani comincerà un’altra lunga giornata per Genova e per i lavoratori Ilva: l’appuntamento, rimbalzato da Roma, è per le 6 davanti a Villa Bombrini, pochi minuti di assemblea e poi “si vedrà”. Probabile un nuovo corteo e un nuovo presidio fino a che il decreto non uscirà firmato dal consiglio dei ministri.