Edilizia pubblica, Pellerano: “No a un nuovo ecomostro e a speculazioni edilizie”

lorenzo pellerano 2

Genova. “Bisogna assolutamente evitare che a Begato nasca l’ennesimo ecomostro e liberare il campo da ogni possibile rischio di speculazione edilizia”.

Così Lorenzo Pellerano, consigliere regionale della Lista Biasotti, interviene in merito al progetto per la realizzazione di un nuovo edificio di social housing a Begato nel quartiere di Genova Rivarolo.

Il consigliere Pellerano, che nei giorni scorsi ha effettuato alcuni sopralluoghi nella zona, ha preparato un’interrogazione urgente sul tema in consiglio regionale.

“Insieme ad Arte – spiega Pellerano – la Regione è cofinanziatrice del progetto per 2,5 milioni di euro in base al Programma sottoscritto nel 2011, il cui totale di finanziamenti pubblici è di oltre 8,5 milioni di euro. A oggi, ci risulta che la Regione non abbia partecipato alla Conferenza dei servizi dedicata all’illustrazione del progetto preliminare. Viste le fondate ragioni di protesta da parte dei cittadini del quartiere sfociate anche in una raccolta firme per chiedere che il progetto del nuovo edificio venga rivisto, auspico che l’assessore e gli uffici competenti si attivino perché vengano rivisti i termini dell’accordo. Ricordo, inoltre, che anche il Municipio Valpolcevera, amministrato proprio come Comune e Regione dal centrosinistra, ha già espresso il proprio no all’opera, così come oggi è prevista”.

“Ci tengo a sottolineare – aggiunge Pellerano – che gli abitanti della zona non sono contrari, in maniera assoluta, alla realizzazione di un nuovo edificio, ma chiedono solo che questo sia adeguato al sito e all’attuale contesto urbano-paesaggistico. Sottolineo, inoltre, che, a oggi, la zona è contraddistinta dalla presenza di abitazioni di due o tre piani, con orti, spazi verdi e una vista aperta sulla vallata. Il progetto presentato dalla Spim, l’immobiliare del Comune di Genova incaricata per l’attuazione dell’intervento, prevede la costruzione di un palazzone da 9 o 11 piani che chiuderebbe completamente la vista alle abitazioni esistenti e stravolgerebbe completamente l’attuale paesaggio del quartiere, che fino a oggi ha resistito agli attacchi della cementificazione selvaggia”.

Il progetto risulterebbe, secondo Pellerano, quello a più forte impatto tra i previsti del social housing a Genova, con ben 67 alloggi su una superficie di 4.200 metri quadri. Tuttavia sarebbe anche quello con il minor vincolo di locazione: 15 anni contro i 25 o addirittura perpetuo degli altri nuovi alloggi in programma. Un vincolo temporale di edilizia convenzionata un po’ troppo esiguo ritengo se il fine è quello di dare una risposta efficace all’emergenza abitativa a canone agevolato, così come dichiara l’ad. di Spim Cabella.

“Fino a pochi mesi fa, dove dovrebbe sorgere questo enorme cubo di cemento, c’era una fabbrica, oggi demolita perché in disuso da anni. L’edificio sorgeva appena a ridosso del tracciato della A7. I nuovi regolamenti edilizi prevedono una distanza minima di 30 metri dall’autostrada per la costruzione di abitazioni. Per questa limitazione di sicurezza, la superficie edificabile in piano si è sostanzialmente ridotta. Tuttavia, – aggiunge il consigliere – ritengo che i volumi potrebbero essere recuperati in modo diverso o in altri interventi di social housing o, con un accordo ad hoc con Arte, scambiati per esempio con alcuni volumi dell’ex manicomio di Quarto, oggi proprietà proprio dell’Agenzia regionale per l’edilizia, ma che il Comune vorrebbe in parte mantenere”.

Infine, Pellerano auspica che venga fatto un accurato approfondimento da parte della Regione per valutare se a Genova ci sia davvero l’esigenza di costruire dei nuovi alloggi o non sia invece più opportuno provvedere al restyling degli esistenti, alla luce del fatto che la città, ormai da circa 20 anni, è colpita da un evidente calo demografico. “Ritengo comunque doveroso sia per il Comune (che ha fatto propri slogan come “costruire sul costruito” o la “linea verde”) sia per la Regione (nel cui accordo per il finanziamento dell’opera è prevista la rimodulazione dell’accordo stesso) considerare con attenzione le istanze dei cittadini e del Municipio che chiedono solo un ridimensionamento dei volumi, armonizzandoli con l’attuale contesto paesaggistico. Sarebbe un buon esempio di vera “urbanistica partecipata”.

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