Economia

Abcd Orientamenti, la speranza di Rossetti: “Ansaldo Energia resti italiana e apra ai ragazzi delle scuole”

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Genova. La vertenza Ansaldo Energia è più calda che mai, specialmente in questo giorno di sciopero generale. Da una parte arriva ancora una volta il no deciso della Cgil a qualsiasi ipotesi di cessione dell’azienda, dall’altra ci pensa l’assessore regionale all’Istruzione Pippo Rossetti a lanciare l’idea, durante l’inaugurazione alla Fiera di Genova del salone ABCD Orientamenti, dedicato alla formazione scolastica.

“Abbiamo un sogno – ha detto Rossetti. Che Ansaldo Energia rimanga italiana ed apra i propri laboratori ai ragazzi delle scuole tecniche e dele professionali”.

“I politecnico-professionali – ha continuato – sono stati finalmente regolamentati e partono dall’idea che scuole tecniche e professionali siano dentro ad una filiera formativa dai primi livelli di formazione professionale fino all’alta formazione. E le filierie formative sono complementari alle filiere della produzione: dobbiamo appunto mettere insieme le imprese con la scuola. I ragazzi devono entrare, durante la formazione e sotto la responsabilità delle scuole, dentro le imprese. Proprio per questo stiamo promuovendo i tirocini che sono modo coretto per introdurre il metodo dell’apprendistato”.

C’è poi da sfatare il faso mito che esista una scuola di serie A ed una di B. “Gli artigiani – ha detto Rossetti – vengono dalle scuole tecniche e sono imprenditori di se stessi: sfatiamo il mito che il lavoro è meglio se fatto da laureati. Spesso sono proprio questi che non hanno lavoro, mentre chi ha investito sulle proprie capacità del fare trova più facilmente occupazione”.

Insomma, come ribadisce Giuliana Pupazzoni, direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale per la Liguria, “l’orientamento è fondamentale, non si lavora mai abbastanza in questo senso. E’ un punto nodale perché le scelte sono fondamentali e non avere strumenti per scegliere causa grandi fallimenti”.

Servono maggiori risorse, oltre i 40 milioni già stanziati dal Governo, per le conoscenze, la formazione e l’aggiornamento degli insegnanti, “perchè la scuola digitale non è la scuola dell’hardware, della tastiera e del mouse del computer, ma un percorso didattico che utilizza un software per aiutare i ragazzi a scoprire, a conoscere, a confrontarsi. Non abbiamo avuto paura della ruota, della televisione e non dobbiamo averla nemmeno per le Lim, le lavagne digitali che insieme con i tablet hanno cambiato il concetto di classe, non solo in senso di spazio fisico” ha affermato Rossetti.

Si trova nel comune di Mele, nell’entroterra del Ponente Genovese, una delle prime scuole liguri ad aver avviato, lo scorso anno, un progetto digitale finanziato dal Comune, in collaborazione con aziende private.

L’esperimento è stato portato come esempio in mattinata alla Fiera Internazionale di Genova.

A Mele i ragazzi utilizzano le Lim, le lavagne digitali fornite dal Miur grazie a un software didattico usato in modo collettivo e ai tablet consegnati in comodato d’uso a ogni alunnno.
La scuola secondaria di primo grado di Mele è una sezione associata dell’Istituto Comprensivo Voltri 1.

Un tema di assoluto spicco, quello della scuola 2.0 al Salone genovese che deve però fare i conti, oltre che con le risorse per comprare Lim e altre attrezzature hi tech, con una realtà molto difficile, “con tante scuole di Genova e della Liguria ospitate in edifici nati come ville, spesso fatiscenti, talvolta deficitarie anche per quanto riguarda le misure di sicurezza antincendio e quant’altro”, ha aggiunto Rossetti.

E su questo fronte, la Regione Liguria, conferma un positivo giudizio alla proposta del ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca Francesco Profumo sulla costituzione di un fondo immobiliare pubblico per l’edilizia che acquisisca dai Comuni le vecchie scuole per costruirne di nuove, moderne e in sicurezza a consumi bassi, totale sicure e digitalizzate.

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