Orti urbani, le proposte di Progetto per Santa per rendere la città più sostenibile

Santa Margherita Ligure. In riferimento alle sempre più marcate problematiche connesse all’uso del suolo e al considerevole aumento dell’attenzione ai temi della sostenibilità e del rispetto ambientale, Progetto per Santa, gruppo consiliare rappresentato da Jolanda Pastine, ritiene responsabile che, anche all’interno dell’amministrazione di Santa Margherita, si inizi a lavorare a favore di proposte relazionabili a tali ambiti.

“Basandosi su esperienze altrui, ormai consolidate, è facile intravedere grandi potenzialità nell’organizzazione degli orti urbani anche nella nostra città – spiega Jolanda Pastine – Gli orti urbani possono costituire, seppur a livello puntuale, piccoli polmoni verdi e laboratori di pratiche ambientali offrendo inoltre non solo una alternativa alle categorie sociali più deboli ma anche un pratica utile a consolidare il rapporto tra la Pubblica Amministrazione e la cittadinanza”.

Progetto per Santa ben conscio delle svariate possibilità di sviluppare un tema di ampio spettro come quello dell’orto urbano, in relazione agli iniziali investimenti economici che l’amministrazione potrebbe doversi sobbarcare, esprime il desiderio di creare in ogni caso le basi per poter, se non ora in un prossimo futuro, rendere fattibile un percorso sull’argomento.

“La Comunità Europea è da tempo molto sensibile ai temi relativi all’uso del suolo e di iniziative che possano integrare attività locali agrarie, didattiche e del recupero del territorio – aggiunge Jolanda Pastine -. La tendenza inizia a manifestarsi sempre più spesso anche a livello sovracumunale: abbiamo ricevuto con entusiasmo la notizia relativa all’iniziativa promossa dalla Regione Liguria in partnership con la Fondazione Carige. Tale iniziativa, che rende complice anche il vicino Comune di Rapallo nella veste di capofila, ha come obiettivo quello di coinvolgere attivamente gli anziani e le loro competenze nell’orticoltura attraverso un’attività che preveda la concessione del terreno per orticoltura in cambio di attività di volontoriato nella comunità locale”.

Individuare quindi mappali idonei ad accogliere queste iniziative, potrebbe significare prepararsi in tempo a ricevere l’opportunità di finanziamenti esterni in grado di renderle concretamente attuabili. “Ben consci che l’esistenza di un’area comunale che si presti a tale scopo è da non ritenersi cosa certa, cogliamo l’occasione per – sottolinea Jolanda Pastine – rivolgere l’invito anche a quei privati, proprietari di terreni incolti o di grosse dimensioni, che potrebbero di propria iniziativa contribuire attivamente lasciando l’uso, secondo modalità da stabilire con lo stesso proprietario, del terreno a cittadini interessati”.
 
Differenti, come già specificato possono essere le tipologie di gestione di un orto e i suoi conseguenti vantaggi e difficoltà realizzative. “Al fine di ispirare la Pubblica Amministrazione evidenziamo alcune potenziali modalità individuate anche ad indicare come differenti appezzamenti (per caratteristiche) possono essere associati  differenti “usi orticoli” consoni alle loro caratteristiche – sostiene Jolanda Pastine -. Tra i più probabili usi abbiamo individuato gli orti con scopo didattico, orti in affitto e gli orti adottati a distanza”.

Come già specificato, i vantaggi per la pubblica amministrazione sono innumerevoli (manutenzione continua a basso costo su terreni di proprietà pubblica, rafforzamento del rapporto con i cittadini…) ma allo stesso tempo anche i vantaggi per i singoli utenti sono evidenti. Logicamente questi ultimi saranno differenti in base alla tipologia di orto (didattico, in affitto, adottato a distanza).
 
L’orto a scopo didattico si distingue per la semplicità realizzativa e per il poco spazio che potrebbe essere necessario per dare il via al progetto (potrebbe essere sufficiente, parlando di scuole elementari e medie, realizzare piccole aiuole o utilizzarne di esistenti). I bambini imparerebbero ad avere consapevolezza del proprio corpo, a sviluppare manualità e pazienza, ad avere maggior disinvoltura nel rapporto con la terra, a conoscere la biodiversità delle piante, il valore del cibo e sviluppare una sensibilità ecologica.

Gli insegnati stessi avrebbero in tutto ciò nuovi supporti didattici per le loro lezioni: la fotosintesi, la provenienza geografica degli ortaggi, disegni dal vero di nature morte, approcci ai numeri connessi all’orto (forma, dimensione e quantità)…senza escludere la possibilità di conoscere gli allievi in un contesto differente da quello strettamente connesso alla lezione canonica.
 
L’orto in affitto può essere normato da idonei bandi. Permetterebbe di mantenere il fisico in allenamento, di allenare la propria pazienza, creerebbe un senso di appartenenza alla terra generando un maggior sentimento di protezione nei suoi riguardi, potrebbe dare la possibilità di riscoprire i sapori delle cose naturali e di ottenere un vantaggio economico dovuto agli eventuali risparmi.
 
L’orto adottato a distanza è stato invece pensato come una gestione più evoluta e ludica dell’orto in affitto. Ipotizzando che un canone possa comprendere oltre che l’affitto del terreno anche una quota necessaria al mantenimento dello stesso da parte di terzi si darebbe la possibilità di coinvolgere anche quelle persone che non potrebbero garantire la loro presenza continuativa (es.: proprietari di seconde case).

Il funzionamento potrebbe essere modernizzato attraverso strumenti tecnologici in modo da poter generare una sorta di simulazione gestibile attraverso un pc a distanza dando la sensazione di partecipare ad un videogioco di simulazione.
La creazione di una idonea interfaccia in grado di dare anche informazioni permetterebbe in ogni caso a chi usufruisce di questo sistema di comprendere meglio alcuni concetti importanti comuni agli orti in affitto.

L’utente in questo caso avrebbe un legame fisso con il Comune e sarebbe maggiormente stimolato a visitare il nostro territorio per lo meno durante il periodo connesso alla raccolta delle verdure.

“Si crede che un tale progetto, una volta funzionale al massimo delle proprie potenzialità – conclude Jolanda Pastine, capogruppo di Progetto per Santa – potrebbe nel tempo configurarsi come un innovativo elemento del nostro paesaggio urbano in grado di favorire il recupero aree abbandonate o sottoutilizzate nella città. In particolare riteniamo che la formazione e la sensibilizzazione delle nuove generazioni nei confronti dei temi ambientali e dell’educazione civica connessa debba ritenersi di grande importanza così come la possibilità di socializzazione e l’eventuale connesso sviluppo di piccole attività produttive come risposta ai nuovi assetti economici”.

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