Cronaca

Omicidio eritreo, confermati i trent’anni per l’assassino: era capace di intendere e di volere

Aula di tribunale

Genova. La Corte d’Assise d’appello ha confermato i 30 anni di reclusione per Jimi Juanito Romero Espinoza, quarantaquattenne imputato per l’omicidio dell’eritreo Semere Kidane, ucciso a 32 anni con una coltellata al cuore.

L’omicidio, che risale al 18 settembre 2010, era avvenuto nel quartiere genovese di San Fruttuoso. Quella mattina Kidane stava giocando al Gratta e Vinci quando Espinoza entrò nel bar e, dopo averlo fatto girare lo colpì, con un fendente al cuore. Secondo la polizia, Kidane, poco prima di essere assassinato, avrebbe litigato con l’omicida su un autobus.

Espinoza ha spiegato poi al pubblico ministero di essere andato a casa a prendere un coltello, per timore che il giovane eritreo volesse vendicarsi.

Oggi, in udienza, il perito nominato dai giudici della Corte e il consulente della difesa hanno sostenuto che Espinoza era capace di intendere e di volere al momento del fatto ma era in uno stato di paura, pare derivante da un trauma infantile.

L’imputato, difeso dagli avvocati Igor Dante e Alessandro Maccio’, aveva raccontato che quando, ragazzino, era in Ecuador, a passeggio con il nonno, quest’ultimo fu ucciso a scopo di rapina e per questo temeva di essere aggredito.

Il procuratore generale Ezio Gastaldi aveva chiesto la conferma di 30 anni inflitti in primo grado con rito abbreviato mentre i difensori avevano chiesto le attenuanti generiche e l’eliminazione dell’aggravante dei futili motivi.

Per la parte civile l’avvocato Emanuele Tambuscio rappresenta il fratello della vittima. I difensori hanno annunciato che presenteranno ricorso in Cassazione.

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