L’inchiesta sull’alluvione piomba a Tursi, dure reazioni fra i consiglieri: “Fatti gravissimi, serve chiarezza subito”

alluvione genova 2011

Genova. L’inchiesta sull’alluvione 2011, che ieri ha portato a un blitz ordinato dalla procura negli uffici della protezione civile al Matitone e a un’ordinanza di custodia cautelare per il dirigente capo della Protezione civile del Comune Sandro Gambelli (indagati anche Gianfranco Delponte, ex comandante dei vigili urbani e dal 2007 direttore generale dell’area sicurezza e progetti special e Pierpaolo Cha, direttore del dipartimento città sicura ) piomba a Tursi. Lo fa in punta di piedi, in realtà, perché ci è voluta una mozione d’ordine da parte del consigliere della Federazione della sinistra Antonio Bruno perché il sindaco Marco Doria informasse il Consiglio sugli ultimi eventi. Doria ha sostanzialmente ribadito quanto detto ieri ai giornalisti, tenendo una posizione molto garantista nei confronti dei funzionari, e ribadendo la priorità che l’amministrazione deve dare al funzionamento della macchina amministrativa nel caso si verifichino nuovi eventi alluvionali. Le parole del sindaco, però, non sono piaciute a tutti i consiglieri.

“Sono rimasto amareggiato dalle dichiarazioni del sindaco – dice il capogruppo della Lega Nord Edoardo Rixi – perché sono il primo a dire che se un politico ruba deve finire in carcere, però anche se un funzionario fa queste cose deve finire in galera. Vedrò con attenzione le carte di quest’inchiesta, speriamo che resti circoscritta, però bisogna spiegare alle famiglie delle vittime coinvolte in questa alluvione come non ci sia un sistema all’interno del Comune che eviti che possano avvenire cose di questo tipo”.

Anche la capogruppo del Pdl Lilli Lauro non risparmia sul punto critiche al primo cittadino: “Ho chiesto oggi per iscritto che venga al più presto istituita una commissione consiliare sul tema, dove verranno sentiti la Protezione civile e il sindaco a cui chiediamo di parlare un po di più perché come primo cittadino, non può essere così abbottonato su un problema così grande, anche perché dopo sei mesi credo che possa aver avuto tempo di visionare e conoscere meglio le questioni”.

Al di là delle polemiche sulle parole del sindaco, che oggi come ieri, ha ribadito soprattutto la necessità di “non mettere nel mirino tutti i dipendenti comunali che hanno dato il massimo in una situazione di emergenza”, restano i fatti che l’inchiesta della magistratura sta mettendo in luce. Vale a dire: se fosse vero che i tre superfunzionari del Comune hanno firmato una relazione in cui si diceva che la piena del torrente Fereggiano che ha ucciso 6 persone era avvenuta almeno mezz’ora prima di quanto accaduto realmente, crollerebbe l’intera ricostruzione fatta da un anno a questa parte da tecnici e politici sul quel drammatico giorno. Una bomba, che piomba sul consiglio comunale e che non poteva non provocare reazioni molto dure.

“Come ha detto l’ex sindaco di Genova Marta Vincenzi ieri – dice il capogruppo del Pd Simone Frello – se si dovesse confermare l’ipotesi investigativa saremmo di fronte a un fatto molto grave dove la pirncipale parte lesa sarebbe il Comune di Genova e anche chi in quel momento lo amministrava. Quindi è bene che la magistratura faccia il suo mestiere che è quello di operare tutte le verifiche del caso. Io penso che quando si è garantisti lo si debba essere a prescindere, quindi c’è per i funzionari tutta la possibilità di difendersi nelle sedi opportune”

“Mi auguro che queste persone e qualunque dipendente e amministratore del Comune di Genova possa smentire questa ipotesi, ma è chiaro che se dovesse essere confermata saremmo di fronte a un fatto molto grave e dovremo prendere atto dal punto di vista dell’ente di cose che sarebbero state di impedimento a operare per il meglio in favore della città”.

Il capogruppo della Lega Nord Edoardo Rixi su quella ricostruzione ha sempre avuto dei dubbi: “Si poteva intervenire e non lo si è fatto. Non si sono avvertiti per tempo nemmeno i dipendenti né del Comune, e della Regione di non recarsi sui luoghi dove c’è stata l’esondazione. E’ triste vedere che possano succedere queste cose all’interno di una macchina comunale. Mi auguro che ci siano degli errori però da come viene fuori la ricostruzione della magistratura se sarà confermata siamo di fronte in realtà a una vera e propria associazione a delinquere contro gli interesssi del Comune di Genova e dei cittadini genovesi. Voglio capire se ci sono state coperture politiche, o coperture degli uffici. Voglio capire chi ha permesso di modificare degli atti, dei verbali, delle dichiarazioni da parte dei funzionari del Comune che dovrebbero fare come primo loro obiettivo quello di essere dalla parte dei cittadini, soprattutto quando si parla di protezione civile e rischi ambientali.

“Sicuramente aspettiamo che la magistratura faccia il suo lavoro – dice Lilli Lauro – e gli atti siano resi pubblici perché a questo punto vogliamo sapere. Sono già passati sei mesi dall’insediamento del sindaco Doria, mi aspettavo da lui un discorso più concreto, non soltanto un ‘metteremo dei soldi, vi faremo sapere dove’, quindi abbiamo chiesto alla commissione quale saranno gli interventi che farà il Comune e soprattutto cosa voleva dire pochi minuti fa quando ha detto che non bisogna prendersela con chi lavora e chi prende le responsabilità, bisogna prendersela con chi non si prende le responsabilità allora diamo i nomi, perché lanciare questi appelli sempre vuoti penso che sia proprio un atteggiamento privo di responsabilità. Avendo detto così penso che sappia qualcosa che evidentemente noi non sappiamo bisogna sapere se gli assessori della giunta precedente erano a conoscenza di tutto questo orrore”.

“Siamo in autunno – aggiunge la capogruppo del Pdl – e quando giro nelle zone alluvionate vedo che la gente ha paura, guarda il meteo cinque o sei volte al giorno, perchè comunque sanno che gli interventi sui rivi non sono stati fatti e quindi se piove è molto pericoloso. Vogliamo sapere se hanno iniziato a mettere questi soldi, dove li hanno messi, abbiamo sentito parlare del famoso palazzo di via Giotto ma non basta perché comunque in val Bisagno ci sono i rivi ancora colmi di tronchi e di tutto quello che presuppone un altro disastro”.

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