Cronaca

Da Genova a Savona, finisce il “Paradiso” a luci rosse: sgominato giro di prostituzione cinese

Genova/Savona. Il “Paradiso” per i clienti in cerca di relax a luci rosse era doppio. A Genova in via della Libertà e a Savona in via Verzellino. I centri massaggi individuati dalla polizia, infatti, dove si esercitavano prestazioni sessuali a pagamento, portavano lo stesso nome. Il secondo, quello aperto nella città della Torretta, era il “2” ed ha proseguito l’attività quando il primo, in zona Foce nel capoluogo regionale, è stato posto sotto sigilli ad aprile.

L’operazione della squadra mobile genovese completa un’inchiesta avviata mesi fa. A finire in arresto su ordinanza del gip Ferdinando Baldini sono stati due cinesi, marito e moglie, e un’altra donna orientale (il primo si trova ora detenuto, le due invece ai domiciliari). Il reato contestato è associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione. Un’italiana, invece, è stata denunciata per concorso esterno.

Attraverso un’intensa attività di osservazione, pedinamenti e analisi delle intercettazioni telefoniche, gli investigatori hanno ricostruito il giro di squillo allestito nei due centri. Nonostante quello genovese fosse chiuso da sei mesi, il gemello savonese continuava ad operare e prosperare.

Il gestore orientale Hu Yusheng, quarantenne (noto come Luca), e la consorte trentaduenne Lin Aie (conosciuta anche come Livia), sottoposti a fermo di polizia giudiziaria lo scorso 23 aprile, sentendosi braccati avevano delegato la gestione della struttura di Savona alla complice connazionale (Yu Xiao, detta Luna) e stavano per fuggire in Francia, per poi da lì raggiungere il Paese d’origine, ma sono stati bloccati nel corso della notte dagli agenti.

Inequivocabile la natura dei servizi forniti nei due centri, con tanto di listino specializzato, e del resto gli inquirenti hanno rilevato facilmente che nei locali entravano soltanto ed esclusivamente uomini. Mai vista una cliente donna mettervi piede. I prezzi variavano dai 30 agli 80 euro, a seconda della natura della prestazione. Nei singoli centri esercitavano contemporaneamente cinque o sei ragazze.

Era il quarantenne cinese a reclutare le giovani prostitute direttamente in patria, nella zona dello Zeyang, assicurandosi che vi fosse un “ricambio” tale da stuzzicare le fantasie della clientela. Una volta in Italia, in possesso di permesso di soggiorno, le ragazze venivano regolarizzate come addette a massaggi orientali. La moglie dell’uomo si occupava di gestirle, organizzarle, coordinarle e dare loro la paga mensile, in media dagli 800 ai 1000 euro.

“Si trattava di un giro vasto e ben strutturato – spiega il dirigente della squadra mobile genovese, Fausto Lamparelli – Una forma di sfruttamento non violenta, ma che portava ingenti somme di denaro e usava un alto numero di ragazze. Dopo la chiusura del centro di Genova, sottoposto a sequestro, l’attività si era spostata ed andava avanti in quello di Savona. Le prestazioni venivano abbondantemente pubblicizzate su Internet e su periodici”.

Nell’ambito dell’indagine è stata denunciata una donna italiana di 59 anni, residente a Genova ma originaria di Torre Annunziata, incensurata: aveva la qualifica di direttore tecnico, assolvendo così alla necessità di legge che impone questo genere di figura nei centri benessere; dovrà rispondere di concorso esterno in associazione a delinquere. Secondo quanto è emerso dai riscontri, era consapevole di quanto accadeva tra le mura dei due centri.

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