Laurea da 110 e lode, master e attestati vari. Roba d’altri tempi, o megli di altri curricula. A farla da padrone tra chi seleziona le candidature nelle aziende, oltre alle attitudini personali, sono le esperienze fatte concretamente, anzi manualmente, come il raccoglitore di patate all’estero durante l’estate.
‘Funki’, ‘collezionista di pietre preziose’, ‘esperto di libri gialli’, ‘esperto di fun club’: sono solo alcune delle indicazioni inserite nei curricula inviate dai giovani per aver un posto di lavoro. Indicazioni che, però, non fanno altro che ‘allungare’ un documento che, al contrario, dovrebbe sintetizzare cosa si sa fare su un posto di lavoro e quali sono le proprie ambizioni.
“Alle imprese – dice a Labitalia Paolo Citterio, presidente nazionale dell’associazione direttori risorse umane Gidp-Hrda – non interessano tanto i passatempi dei candidati, quanto piuttosto il loro rapporto con il mondo del lavoro. Anche se parliamo di under 20 – osserva – un’impresa valuta positivamente se un ragazzo ha frequentato stage estivi, ha lavorato all’estero come cameriere o come raccoglitore di patate”. “In sintesi – taglia corto Citterio – da un curriculum deve emergere se il ragazzo ha capito come funziona il mercato del lavoro.
Oggi non è come prima: una laurea non garatisce un posto di lavoro privilegiato”. “Oggi – aggiunge il presidente nazionale dell’associazione direttori risorse umane Gidp-Hrda – i nostri figli sanno che, una volta laureati, dovranno adattarsi ad esercitare un lavoro manuale. Devono capire che, nonostante gli studi, a volte bisogna usare le mani”. “Quello che conta – rimarca – è che la preparazione universitaria non sia lunghissima e non necessariamente da 110 e lode, conseguita al massimo entro 6 anni raggiungendo un voto ragionevole”.
Troppo lungo, troppo sintetico, troppo ossequioso, troppo arrogante. Al bando errori e indirizzi e-mail stravaganti. Non sono pochi gli errori in agguato del giovane alle prese con la scrittura di un curriculum. “Il curriculum – spiegano a Labitalia i responsabili della selezione del personale di Openjobmetis – è la storia della nostra vita, ma non è, e non deve essere, un’autobiografia quanto piuttosto una sintesi del percorso formativo, professionale e delle competenze e attitudini del candidato”.
“L’obiettivo – continuano – è dimostrare di avere le necessarie competenze ed esperienze per coprire la posizione aperta: capacità, queste, necessarie per ottenere il colloquio, il vero fine del curriculum”. “Un curriculum vincente – sottolinea – è chiaro, conciso, convincente, coerente, di piacevole lettura e non deve trascurare 5 punti chiave: istruzione, esperienze professionali, lingue straniere, conoscenze informatiche e interessi”.
Per i responsabili della selezione del personale di Openjobmetis, “ci sono poi almeno due ‘falsi miti’ da sfatare”: “Il selezionatore leggerà per intero il mio curriculum vita, di sicuro il documento verrà letto”. “Non è proprio così – obiettano – il responsabile valuterà il curriculum al massimo 20-30 secondi, pochi ma sufficienti per farglielo scartare se è di difficile lettura, mal organizzato, con errori o refusi, e-mail non professionale o con grafica troppo elaborata o stravagante”.
“La lettera di presentazione – precisano – deve essere efficace e motivare in maniera convincente cosa ha spinto il candidato a rispondere all’offerta, e a scegliere proprio quell’azienda. Nella lettera, in non più di 10-15 righe, scriveremo anche una sintesi delle nostre capacità professionali e attitudini che pensiamo in linea con il ruolo a cui ci candidiamo. Bisogna far sentire ‘speciale’ l’azienda contattata, dando l’impressione di non aver inviato il curriculum ad altre 1.000 aziende, ma di aver scelto proprio quella, perché è proprio lì che vogliamo lavorare”.