Genova. La Lincoln Electric Italia nel 2010 ha fatturato 58 milioni e 850 mila euro. E, nonostante questo, nella raccomandata che ha aperto la vertenza per il licenziamento di 43 lavoratori e il trasferimento ddel sito produttivo in Polonia, l’azienda denuncia una situazione di crisi, dovuta alla stretta creditizia che ha limitato le possibilità di investimento e l’aumento del prezzo delle materie prime, che imporrebbero scelte ben precise, vale a dire quella di concentrare gli stabilimenti produttivi delocalizzando laddove il costo del lavoro è inferiore.
Ma i lavoratori e i sindacati non ci stanno. Oggi un nuovo vertice in Confindustria, attualmente in corso, cercherà di spingere l’azienda a tornare sui suoi passi: “Mostreremo chiaramente, dati alla mano – spiega Cristian Venzano della segreteria Fim Cisl – che non si tratta affatto di un’azienda in crisi e cercheremo di convicerla dell’importanza di rimanere sul territorio”.
La vertenza di oggi dovrebbe anche fornire i nomi dei 43 lavoratori licenziati e i tempi effettivi della chiusura ma un incontro altrettanto decisivo per i lavoratori della Lincoln si terrà martedì in Regione, alla presenza degli assessori al Lavoro e allo Sviluppo economico Vesco e Guccinelli.
“Abbiamo seguito con attenzione la vicende dei lavoratori della centrale del latte di Fegino” spiega Paolo Bassafontana. “Noi ovviamente in primo luogo speriamo di mantenere il nostro posto di lavoro, però se questo non sarà possibile, vorremmo riuscire ad ottenere anche per noi la cigs”.
L’obiettivo è ottenere un incontro al Ministero dello Sviluppo economico: “Puntiamo arrivare a Roma. Stiamo lavorando per proporre, attraverso un deputato, un’interpellanza parlamentare perché lo Stato si muova nei confronti di queste aziende che continua a chiudere la produzione in Italia portandola all’estero”.