Genova. Palazzo del Consiglio regionale della Liguria. Porte a vetri immacolate, all’ingresso due uscieri controllano chi entra e chi esce. E poi l’aula del Consiglio, confortevole e pulita, dove si discute e si delibera.
Da questi luoghi passono ogni anno decine di milioni di euro di fondi, qui si prendono decisioni i cui effetti ricadono sui liguri. Insomma, per usare una frase fatta che però rende bene l’idea, siamo nella stanza dei bottoni.
Usciamo dalle porte a vetri, facciamo quattro passi e quasi inciampiamo in un particolare apparentemente insignificante. Tecnicamente fanno parte dell’arredo urbano, per usare una parola più comune sono dei vasi. All’interno alcune piante ornamentali. Per la verità non troppo in buona salute, ma siamo appena usciti dall’estate, ha fatto caldo e comunque questo é un dato irrilevante
Quello che invece ci interessa si annida tra il terriccio che ricopre le radici e non ha niente a che vedere con il mondo botanico. Basta gaurdare e troviamo delle siringhe.
Abbandonate, sicuramente usate, forse infette e quindi pericolose per la salute dei passanti. Il degrado, insomma, non sopporta argini e non si arresta neanche davanti ad uno dei cuori pulsanti della politica regionale. Non parliamo solamente di una emergenza sanitaria che andrebbe al più presto risolta, ma siamo di fronte anche ad un simbolo dell’incuria che lambisce luoghi dove nessuno si aspetterebbe di trovarla. Non sappiamo da quanto quelle siringhe siano lì e speriamo siano rimosse al più presto, quel che é certo é che attorno ai vasi scorre imperturbabile la giornata della politica ligure. Forse indifferente al degrado che avanza.