Politica

Costi della politica: cura dimagrante e trasparenza per le Regioni

palazzo regione

L’immagine delle Regioni, dopo lo lo ‘scandalo Lazio’, le conseguenti dimissioni di Renata Polverini e le spese di ben sette Regioni nel mirino delle Procure, è quanto mai compromessa, e i governatori hanno deciso di passare al contrattacco. Nella settimana che si è appena conclusa si sono riuniti per due giorni consecutivi, a Roma, per mettere a punto una serie di richieste di tagli che loro per primi hanno avanzato al Governo e che quest’ultimo sembra pronto a recepire: giovedì prossimo approderà, in Consiglio dei ministri, il decreto legge che taglia le spese della politica.

E al quale i governatori assicurano di non fare ricorsi. “Se il Governo sta alle proposte che abbiamo fatto noi – spiega il presidente della Lombardia, Roberto Formigoni – è ovvio che non ne faremo: siamo noi che le abbiamo chiesto queste misure. Se poi il Governo avesse altre proposte – aggiunge – parliamone, siamo pronti a discuterne”. Tutti i presidenti chiedono di fare in fretta: prima si chiuderà questo capitolo, più i danni saranno contenuti. Per questo hanno messo nero su bianco cinque punti che chiedono al Governo di adottare, partendo dalla riduzione, immediata, di tutti gli emolumenti percepiti dai consiglieri, dai presidenti e dai componenti della giunta. I presidenti chiedono poi la riduzione del numero dei consiglieri e degli assessori. In tale senso sollecitano l’adeguamento, ove occorra (per esempio nelle Regioni ‘speciali’) degli Statuti entro il 31 dicembre 2012.

E ancora, i governatori vogliono che venga limitata e uniformata, sulla base di criteri omogenei, la spesa dei gruppi consiliari, “eliminando i benefit sotto qualsiasi forma, riconoscendo esclusivamente il finanziamento delle spese riferite alle funzioni politico-istituzionali dei gruppi. Queste spese dovranno essere sottoposte al controllo della Corte dei Conti, garantendo la piena trasparenza”. Tra le richieste al Governo, anche quella di eliminare la possibilità di costituire nuovi gruppi che non abbiano corrispondenza con le liste elette e di fissare il numero delle Commissioni consiliari permanenti e/o speciali, prevedendo la possibilità di costituirne da un minimo di 4 ad un massimo di 8, in base al numero dei consiglieri. Per chi non si adegua, saranno previste sanzioni, ovvero tagli ai trasferimenti dallo Stato. Da subito si può attuare il taglio degli stipendi, del costo dei gruppi, dei benefit, delle commissioni consiliari e, volendo, degli assessori. Alla prossima legislatura deve essere rimandato il taglio del numero dei consiglieri. Nel coso dello scorso anno tutti i Consigli regionali hanno approvato leggi per l’abolizione del vitalizio. Le nuove regole varranno dalla prossima legislatura.

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