Contestazioni No Tav a Moretti: a Genova indagato anche il ferroviere consulente per la strage di Viareggio licenziato dalle Fs

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Genova. Sono 25 gli indagati per ingiurie e violenza privata dalla Procura di Genova per le contestazioni all’amministratore delegato di Trenitalia Mauro Moretti. I fatti risalgono al 9 settembre 2011, quando Moretti arrivò alla festa del Pd per partecipare a un dibattito sull’alta velocità. Dibattito però annullato a causa delle contestazioni da parte di un gruppo di No Tav: molte urla e altrettanti insulti, che constrinsero l’ad di Trenitalia a una precipitosa fuga da Genova, protetto dalla polizia oltre che dalla scorta di Rfi.

Ma a Genova quella sera non c’erano solo gli antagonisti genovesi a contestare Moretti, bensì anche un nutrito gruppo di parenti delle vittime della strage di Viareggio, arrivati in pullman per una manifestazione assolutamente pacifica: chiedevano giustizia per i loro morti, con le foto delle 32 persone decedute nell’incidente ferroviario del 29 giugno 2009. Tra loro anche Riccardo Antonini, dipendente (allora) di Rfi in qualità di tecnico della manutenzione e consulente di parte civile nell’incidente probatorio sulla strage.

Da notare che nei verbali e nelle relazioni di servizio della Digos genovese, che identificò subito una quindicina di persone (poi salite a 24) Antonini, che con il megafono chiedeva insieme ai viareggini le dimissioni di Moretti, non viene mai nominato né tantomeno descritto come violento o facinoroso.

Ma il ferroviere è da tempo nel mirino dell’azienda. Già diffidato dalle Fs con una lettera del luglio 2011 che gli intimava di lasciare il suo ruolo di consulente nel processo per la strage, poi sospeso per 10 giorni nel mese di agosto per lo stesso motivo, entra nel novero degli indagati proprio sulla base di una denuncia dello stesso Moretti che scrive in querela che Antonini gli avrebbe urlato: “Perché mi hai sospeso? Hai il coraggio di licenziarmi? E’ forse perché mi occupo delle famiglie di Viareggio? […] Sei un vigliacco, un assassino, un pezzo di m…”

Non solo. Dopo l’episodio Riccardo Antonini viene licenziato in tronco, per giusta causa a solo un anno dalla pensione. Per le Fs la ragione del lincenziamento starebbe proprio nelle contestazioni genovesi “in particolare per le gravi ingiurie e i pesanti insulti rivolti direttamente all’Amministratore Delegato Mauro Moretti, nel corso di un dibattito pubblico nell’ambito di una manifestazione organizzata dal Pd e tenutasi a Genova il giorno 9 settembre” si legge in una nota di Rfi del 7 novembre 2011.

Ma Antonini ha sempre affermato il contrario, e cioè di essere stato licenziato per il suo ruolo nel processo di Viareggio: “A mio padre viene contestato tutto quello che secondo la Digos sarebbe stato detto quella sera a Moretti, si tratta semplicemente di un pretesto per giustificare il suo licenziamento” conferma Filippo Antonini, legale nonché figlio del ferroviere di Viareggio.

Sul punto Antonini ha fatto ricorso al giudice del lavoro. La prima udienza si è tenuta a luglio di quest’anno e ha visto da parte del giudice la proposta di una conciliazione fra le parti, con il reintegro di Antonini a patto che dismetta il suo mandato da consulente dei familiari delle vittime di Viareggio: “Su questo punto non c’è problema – spiega Antonini – perché il ruolo di mio padre come consulente è cessato al termine dell’incidente probatorio”. La prossima udienza davanti al giudice del lavoro è fissata per il prossimo 2 ottobre, data in cui verranno sentiti i testimoni della vicenda.

Per le Fs il licenziamento in tronco del ferroviere ha costituito, al di là della liceità del provvedimento che verrà stabilita dalla magistratura, senza dubbio un danno di immagine vista la solidarietà ricevuta da Antonini da parte del sindaco di Viareggio e di tutti i consiglieri della Provincia di Lucca che con una mozione unanime hanno chiesto il suo reintegro, oltre alle numerose manifestazioni a suo favore organizzate nella sua città.

Per quanto riguarda il processo per la strage di Viareggio, il 28 giugno di quest’anno le indagini della Procura di Lucca si sono chiuse con la richiesta di rinvio a giudizio per 32 persone, tra cui lo stesso Moretti per reati che vanno dal disastro ferroviario colposo all’omicidio colposo plurimo.

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