Economia

Carlo Felice, i sindacati rompono il silenzio: “Servono proposte serie, apriamo tavolo di concertazione”

protesta Carlo Felice

Genova. Il Teatro Carlo Felice per ora é in pareggio di bilancio. Il futuro é però denso di incognite: nel 2013 terminano i contratti di solidarietà ed i costi si alzeranno inevitabilmente. A fronte di tutto ciò ci sono le sponsorizzazioni dei privati che probabilmente scenderanno, vista anche la situazione di crisi che perdura.

La scorsa settimana il sindaco Marco Doria ha incontrato i parlamentari liguri per fare il punto della situazione, mentre il tempo corre e le prospettive sono sempre più fosche. Oggi i sindacati che rappresentano i lavoratori del teatro hanno deciso di interrompere il silenzio, chiedendo al contempo un tavolo che studi tutte le soluzioni percorribili.

“Dobbiamo oggi prendere atto – scrivono – di come si siano nuovamente levate le voci di chi sembra avere come obiettivo dichiarato la totale destrutturazione della Fondazione stessa attraverso procedure incompatibili con la sua funzione, i suoi scopi statutari, la sua legislazione”.

“Diventa quindi necessario – continuano i sindacati – richiamare alla memoria di tutti come le vicissitudini degli ultimi anni abbiano visto i Lavoratori del teatro (peraltro additati alla pubblica opinione quali responsabili della crisi in atto) pagare il prezzo delle manchevolezze delle dirigenze succedutesi e delle inadempienze degli organismi che avrebbero dovuto controllarne l’operato, a partire dai Consigli d’Amministrazione”.

Secondo i sindacati, allora, il Carlo Felice ha immediato bisogno di un tavolo cui partecipino lavoratori, istituzioni e soggetti privati per trovare una soluzione che assicuri al teatro un’esistenza tranquilla.

“Rinnoviamo – concludono i sindacati – la richiesta e rimaniano in fiduciosa attesa dell’apertura del tavolo di concertazione che – coinvolgendo Regione, Comune e parti sociali – si ponga alla ricerca di un percorso realistico ed applicabile verso una soluzione condivisa alla grave crisi che minaccia la sopravvivenza della nostra massima istituzione culturale”.

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