Cronaca

Alluvioni, la proposta di Legambiente: “Pedonalizzare l’area del Fereggiano”

Genova - esercitazione fereggiano

Genova. Nell’autunno del 2010 e 2011 si sono succedute a Genova e in Liguria una serie di catastrofi che hanno portato morti e distruzione.

“Queste catastrofi non hanno nulla di naturale, sono a nostro giudizio il risultato – purtroppo non finale – di una dissennata politica del territorio portata avanti da decenni da amministratori e tecnici che si sono piegati alla ragione del potere non esercitando con coerenza e autonomia – per altro garantite per legge – il loro ruolo di tutela dell’interesse pubblico – spiega Andrea Agostini, presidente Legambiente Genova – La folla di ingegneri, architetti, geologi, botanici, storici dell’arte, e via a seguire che si sono turati naso orecchie e bocca firmando autorizzazioni, deroghe, pseudo oneri di urbanizzazione è enorme e ben lungi dal pentimento”.

Secondo gli ambientalisti, per il Fereggiano tutto ciò è stato, se si potesse calcolare, moltiplicato per mille.

“Purtroppo in questa vicenda ci sono stati anche dei morti, morti che sicuramente sono sulla coscienza di amministratori e tecnici. Ma non spetta a noi indagare e giudicare sulle responsabilità penali. Ci sta pensando la magistratura coi suoi tecnici e attendiamo fiduciosi la conclusione delle indagini e i rinvii a giudizio. A suo tempo interverremo nei procedimenti.
Ma il problema resta – prosegue Agostini – Mentre si continua a fare poco o nulla e a continuare a concedere autorizzazioni a costruire nella valle (l’ultima in via Fontanarossa vicino a dove a causa dell’alluvione una casa è stata sgomberata per pericolo crollo e parliamo ancora di garages, cemento e impermeabilizzazione dell’area )”.

Legambiente sottolinea che la proposta da parte delle amministrazioni è duplice. “Da una parte una attenta politica di prevenzione (tutta basata sull’informazione ai cittadini) che ricordo ha dato pessima prova di sè quando con l’esercitazione in corso un solerte giornalista ha trovato i responsabili ben lontani da scrivanie e radio al bar a prendersi un caffè. La prevenzione è una grande cosa ma è una cultura che si costruisce con anni di lavoro, mezzi e scelte amministrative che sono ben lontani dall’essere messi in campo e comunque i tempi sono contro vista l’urgenza in essere. Comunque viva la prevenzione per quel pochissimo che può servire”.

L’altra idea è quella dello scolmatore. “Questa idea radicata purtroppo anche in molti settori della popolazione è la solita soluzione magica dietro cui nascondersi per piangersi addosso e continuare a fare come prima. Lo scolmatore non si farà mai. Non c’è governo che tenga che possa autorizzare una spesa prevista in 300 milioni di euro (in realtà molti di più perchè non abbiamo conoscenza di cosa troverebbe una talpa la sotto, l’ultima evidenza è stata l’autorizzazione al parcheggio sotterraneo davanti a San Martino finito a bagno nonostante tutte le perizie e le autorizzazioni concesse o l’esplosione del rio delle Rovare mai monitorato – non dico mantenuto – negli ultimi decenni. Non ci sono analisi statiche sulla solidità dei terreni su cui poggiano palazzi abitati da migliaia di persone e infine i tempi proposti di attuazione 10-15 anni lascerebbero indifesa la popolazione che in attesa della soluzione magica non potrebbe contare su ulteriori investimenti pubblici in loco. C’è poco da fare, la soluzione del problema Fereggiano non può che essere urbanistica senza correre dietro alle fantasie di potenza di amministratori e tecnici”.

“Premettendo che è impensabile che ad affrontare il problema siano gli stessi che trovandoselo in dota dai decenni di incuria hanno perseverato nella linea del cemento, delle deroghe, della subalternità alle lobby del cemento e dell’uso del mezzo privato. Non si contano le costruzioni in alveo, il mancato obbligo di manutenzione per i frontisti, i km di creuze asfaltate e impermeabilizzate , le strade costruite tagliando i versanti, le centinaia di box costruiti tappando tutto il tappabile. E poi ci si lamenta se l’acqua scorre nelle strade con maggiore velocità e trascina via tutto, in primis purtroppo le persone”.

Nella zona del Fereggiano, che ricordo è una valle stretta senza vie di uscita che non poggino sul torrente stesso vivono 10-12000 persone, un carico abitativo incredibile per un area che secondo le leggi italiane e il buon senso non dovrebbe contenerne più di 2-3000.

La soluzione, secondo Legambiente, non può essere né tecnica, né economica: La soluzione non può che essere urbanistica.

“In attuazione delle linee prospettate dall’Unione Europea in fatto di corsi idrici e di mobilità riteniamo che l’area del Fereggiano debba essere pedonalizzata. Se oltre 25.000 abitanti del centro storico riescono a vivere e a lavorare senza utilizzare l’auto privata o altri mezzi privati da più decenni, la stessa cosa possono fare i residenti della valle del Fereggiano. E’ evidente che una pedonalizzazione completa della valle non possa essere attuata senza la messa in opera di adeguati servizi di trasporto pubblico integrati col car shering, le bici a pedalata assistita, i taxi collettivi e i taxi a tariffa concordata”.

“Ma questo oltre a garantire a parità di costi il raddoppio se non il triplicamento della linea attuale permetterebbe a chiunque di dirigersi in centro o di rientrare a casa in tempi e in costi molto concorrenziali con la situazione attuale. Inoltre la pedonalizzazione regalerebbe un notevole numero di spazi pubblici ora sottratti indebitamente per favorire i parcheggi privati, spazi che potrebbero essere utilizzati per la socializzazione, la costruzione di un parco pubblico, l’allargamento e il dissotterramento di ampie parti ora indebitamente coperte del torrente e dei suoi affluenti. Ne trarrebbe grande vantaggi la salute di un quartiere stretto e lungo attualmente sistematicamente “gasato” dal traffico in entrata ed uscita che si somma con quello dell’autostrada che contribuisce dal cavalcavia sopra le case”.

“Inoltre se è vero che è importante l’abbattimento delle case di via Giotto a Sestri ponente non si vede perché non si debba fare altrettanto coi palazzi – non numerosi invero – che ostruiscono indebitamente il corso del torrente”, prosegue Agostini.

“Inoltre pensiamo che la scopertura di via Fereggiano e di via Monticelli con la riprofilazione dell’immissione sul Bisagno (altra “svista” dei nostri esimi tecnici idraulici) potrebbe significativamente limitare in maniera considerevole i danni alle persone e alle cose nella parte bassa della valle”.

“Certo la soluzione immediata a basso costo esiste. Ci vorrebbe la volontà politica che a Genova non c’è mai stata e la competenza e l’indipendenza dei tecnici che a Genova latitano. Forse non tutto sarebbe risolto, ma certamente basta morti, una vita migliore per la valle, lavoro e occupazione per aziende e lavoratori genovesi si – conclue – Subito”.

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