Cava del monte Gazzo, l’associazione Amici del Chiaravagna contro la delibera regionale

monte gazzo

Genova. “Ci sentiamo di reputare tale provvedimento come assolutamente disastroso per la val Chiaravagna e le valli limitrofe. Ci pare evidente l’intenzione di eliminare dei vincoli di tutela, faticosamente raggiunti in passato anche grazie a decenni di mobilitazione dei cittadini”.

E’ l’amaro commento dell’associazione Amici del Chiaravagna Onlus in merito alla delibera della giunta regionale dello scorso 8 agosto, circa le cave del monte Gazzo e il Terzo valico.

La Regione Liguria con il piano territoriale di coordinamento paesistico (1990) aveva sancito il superamento delle attività di cava.

La Provincia di Genova (1998) attraverso il piano di bacino del torrente Chiaravagna, dichiarava che “l’attività estrattiva non può proseguire oltre i termini fissati dall’art. 20 della L.R. n.63/93, tranne che per proroghe connesse alla redazione di progetti di revisione dei piani finalizzati a una migliore sistemazione ambientale definitiva”.

Per la cava Gneo un nuovo progetto di coltivazione poteva essere ridefinito solo all’ interno dei limiti di coltivazione già autorizzati. Per la cava Giunchetto erano ammesse solo modifiche che non comportassero aumenti di volume estraibile (ultima versione del Piano Territoriale Regionale delle Attività di Cava, Regione Liguria, 2008).

“E’ clamoroso come con questa delibera si vogliano cancellare queste deliberazioni e con esse decenni di aspettative di risanamento” commentano dall’associazione.

“In definitiva la sistemazione è solo un pretesto per ulteriori sfruttamenti legati ai movimenti di terra
che annullerebbe 25 anni di riqualificazione delle vecchie Fornaci e, per giunta, non riqualificherebbe Gneo e Giunchetto. Ancora una volta – commentano dall’associazione – l’imposizione sui territori di scelte non condivise e di esigenze che non sono quelle dei cittadini sono foriere di stravolgimenti e devastazione”.

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