Economia

Artigianato, investimenti al minimo storico: la Liguria soffre, Genova traina

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Liguria. E’ un bilancio che mostra più ombre che luci quello presentato questa mattina in Regione Liguria, dai dati dell’osservatorio congiunturale sul primo semestre 2012 la Liguria dell’ artigianato e della piccola e media impresa risulta essere nel pieno della crisi.

“Ci sono molti fattori negativi – afferma Luca Costi, segretario Confartigianato Liguria – si salvano soltanto due piccole cose: l’aumento del numero delle imprese, non solo nel settore delle costruzioni ma anche nel manifatturiero, e il buon andamento dell’export”.

A pesare negativamente sulla Liguria sono l’accesso al credito, il 72% delle imprese non lo chiede più e il 17% si vede negate le richieste dal sistema bancario, e i lunghi tempi di pagamento, “lunghi per quanto riguarda i privati, lunghissimi per quanto riguarda la pubblica amministrazione” aggiunge Costi.

“Siamo in un momento delicato – conferma Marco Merli, presidente Cna Liguria – sia le società a partecipazione pubblica sia l’industria sta soffrendo, ci sono circa 4 mila posti a rischio, il nostro equilibrio è precario. I dati confermano non solo che soffriamo, ma che potrebbe esplodere questo problema occupazionale”.

Ma per l’artigianato c’è un contenimento, “soprattutto per alcuni settori – spiega Merli – tipo servizio, alimentari ma la manifattura collegata alle grandi imprese sta soffrendo e sono proprio queste le imprese che hanno il maggior numero di dipendenti, quindi speriamo che i grandi cantieri riprendano le commesse, perchè l’indotto sia del commercio che dell’artigianato, potrebbe avere un grave colpo”.

Sulla situazione delle imprese nelle singole province, “Genova traina, più meno come Spezia, stanno peggio a Savona e Imperia” risponde Merli.

Fa riflettere che la quota di coloro che hanno investito nel primo semestre del 2012 si sia attestata al minimo storico del 7%, perdendo più di 11 punti percentuali rispetto allo stesso periodo del 2008, quindi rispetto al periodo precrisi quando la quota degli investitori era al 18,4%.

Almeno sul fronte degli investimenti, però, le previsioni per il secondo semestre dell’anno sono positive e dovrebbero tornare appena inferiori ai livelli del 2010 con un confortante 12,6%.

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